domenica 14 novembre 2010

Palàcio Nacional da Pena– Il castello fatato di Sinora


Il “Neuschwanstein portoghese”, come viene talvolta chiamato, fu eretto nel 1840 da Ferdinando di Sassonia – Coburgo – Gotha, principe consorte della regina portoghese Maria II. Egli voleva vivere in un castello rispondente alla sua visione romantica e immaginaria del medioevo.


UN EX CONVENTO FRA LE ROCCE – Nel primo medioevo fu eretta in cima alla Serra de Sinora una cappella dedicata al culto mariano, in cui ancora nel XV secolo amavano pregare i re Giovanni I e Giovanni II. In questo luogo il re Manuel I (1469 – 1521) fondò il convento di Nossa Senhora da Pena, al quale il successore Giacomo III aggiunse una cappella. Poco tempo dopo però l’edificio venne abbandonato, e nei secoli seguenti cadde in rovina. Nell’Ottocento Ferdinando di Sassonia-Coburgo-Gotha, acquistò il convento, diroccato, con l’intenzione di ricostruirlo. In seguito decise di innalzare un castello straordinario.


UN TRONO CONTRASTATO – Nel 1826 Pietro IV, che aveva già governato come l’imperatore l’ex colonia portoghese del Brasile, divenne anche re del Portogallo. Qui introdusse un sistema democratico parlamentare. Ma il Brasile gli era rimasto nel cuore, e decise quindi di abdicare in favore della figlia Maria, che allora aveva solo sette anni. Michele, il fratello di Pietro è già responsabile di un precedente colpo di Stato fallito contro il loro stesso padre, pensò che fosse giunta la sua grande occasione. Tornato a Lisbona dall’esilio austriaco a cui era stato costretto dopo il suo tentativo, regnò dapprima come tutore di Maria, poi cercò di usurparne la corona. Pietro non poteva tollerare un simile sopruso: allestì perciò un esercito e affrontò con le armi il fratello per difendere i diritti della figlia, la quale nel 1834 fu rimessa sul trono che le spettava di diritto. La regina sposò, in prime nozze, Augusto di Beauharnis di Leuchtenberg, morto all’età di appena 25 anni. Più duraturo fu il secondo matrimonio con Ferdinando di Sassonia-Coburgo-Gotha, da cui Maria ebbe ben sette figli. Purtroppo anche la regina scomparve precocemente, e Ferdinando, abbandonato il palazzo reale, si ritirò nel 1853 nel diletto palazzo de la Pena, lascando il trono al figlio Pietro V.


Tutti gli stili architettonici sono presenti in questo eclettico e bizzarro edificio: dal gotico, al barocco, dal rinascimentale al manuelino.


ROMANTICISMO ED ECLETTISMO – Con il Romanticismo apparve in Europa un fenomeno mai visto prima: l’idea che si potessero scegliere concetti e forme di tutte le epoche del passato, senza dover ricercare una concezione stilistica propria dell’epoca. Al limite si poteva adattare uno stile alla funzione, per esempio progettando cattedrali in forme gotiche o padiglioni da caffè in stile moresco. Questo “eclettismo” produsse spesso realizzazioni dissonanti, con forme diversissime accostate incongruamente, e risultati di pessimo gusto, senza freni stilistici. Ma pacque molto al pubblico.



LA DIGESTIONE DEL BARONE DI ESCHWEGE – I critici sono incerti se definire il castello magico o pacchiano. Gli storici dell’arte parlano di estrema confusione stilistica. In ogni caso questo incredibile coacervo a mezza strada tra Disneyland e le Mille e una Notte, che spesso cade nella pacchianeria, non manca di esercitare un suo fascino, cui quasi tutti, anche gli spiriti critici, soggiacciono. Il commento più sprezzante sull’opera spetta allo scrittore portoghese Jaime Cortesao: “una cattiva digestione del barone di Eschwege”. Nel 1840 il principe consorte Ferdinando di Sassonia-Coburgo_Gotha aveva infatti affidato a Ludowig von Eschege (1777 – 1855) l’incarico di costruire il castello. L’architetto mescolò insieme tutto ciò che l’arte e l’architettura avevano fatto vedere fino a quel momento nella storia: sale romane, finestre gotiche, stanze barocche, tetti rinascimentali, merli e torrette, mistiche statue d’angolo, azulejos, decorazioni mudéjar, minareti arabi, soffitti bizantini.
Torri, cortili, scale e sale interne mostrano un insieme che in genere si riscontra solo in qualche parco di divertimenti o albergo di Las Vegas. La cosiddetta camera della Regina, in cui dormiva la nipote del proprietario, si inspira dichiaratamente alle fiabe delle Mille e una Notte. La sala indiana è invece paradossalmente arredata con un candelabro boemo e un rilievo sulla diffusione di un’epidemia di colera in Europa. Nel Salao Nobre (salone nobile, destinato alle feste) quattro statue turche reggono un lampadario spagnolo. E via di questo passo.

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