lunedì 29 novembre 2010

Palmira (parte I)


Palmira, antica città carovaniera della Siria, sorse in un’oasi situata a metà strada fra Homs e Abu Kermal sull’Eufrate, lungo una direttrice commerciale che dai territori mesopotamici percoreva il deserto fino al Mediterraneo. Il nome della città risale al periodo greco-romano; in realtà l’antico centro, con un primo insediamento collocabile agli albori del II millennio a. C., era noto con il nome di Tadmor e abitato da una popolazione riconducibile inizialmente al gruppo degli Amorrei e poi a quello degli Arami. È in età romana, comunque, che Palmyra conobbe quella straordinaria prosperità economica che ne fece indubbiamente uno dei centri più ricchi dell’area orientale dell’impero.


Il primo contatto dei Romani con la metropoli del deserto avvenne nel 41 a. C., quando Antonio, come ricorda un passo di Appiano, tentò di saccheggiare questa città di opulenti mercanti.
A partire dal I secolo d. C. Palmira, città prima autonoma e poi tributaria della provincia romana di Siria, acquisì un ruolo di primaria importanza nello scacchiere romano lungo il “limes” orientale, sia come barriera alle incursioni dei Parti, sia come il centro egemone del commercio carovaniero.


Le lunghe carovane, in un continuo flusso da oriente verso occidente e viceversa, percorrevano la via che dal golfo Persico risaliva l’Eufrate e da Doura Europos, passando per Palmira, raggiungeva Emesa e il Mediterraneo. I mercanti palmireni commerciavano ogni tipo di prodotti raffinati ed esotici: dall’India venivano pietre dure, cotone e aromi; dalla Cina la seta; dall’Arabia mirra, incenso e gemme; dalla Fenicia lana tinta di porpora e vetri policromi.


Nel 129 d. C. l’imperatore Adriano, durante una sua visita alla città, le concesse la piena autonomia fiscale; in suo onore essa assumerà il nome di Hadriana Tadmor. Dopo un periodo di grande prosperità sotto i Severi (Caracolla conferì a Palmyra lo stato giuridico di colonia romana), nei decenni di anarchia che seguirono la morte di Alessandro Severo, il principe Odenato, governatore della provincia e autore di una decisiva vittoria sui Persiani che gli valse il titolo autocelebrativo di “Re dei Re”, fece di Palmira la capitale di un vero e proprio despotato orientale, politicamente autonomo.   


Dopo la morte di Odenato la regina Zenobia, vedova di quest’ultimo, e il figlio Vaballato, approfittando del periodo di crisi dell’impero, cercarono di estendere i confini del nuovo regno a  danno dei Romani, invadendo Egitto, Siria e parte dell’Anatolia. Con la sconfita di Zenobia da parte di Aureliano nel 273 d. C. la successiva caduta della città inizio la parabola discendente di quella che fu uno dei centri urbani più ricchi d’Oriente.



Nonostante alcuni interventi da parte di Diocleziano, che rafforzò le mura, restrinse il perimetro urbano e installò al suo interno un campo militare, Palmira non riacquistò il suo primato commerciale.


(continua....)

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