lunedì 31 gennaio 2011

Al-Saraya al-Hamra – Castello di Tripoli


Il castello ospitò la sede del potere in Tripolinia fino al XX secolo e nel corso dei secoli si è trasformato in una cittadella composta da un labirinto di cortili, vicoli e case che occupa una superficie totale di 13.000 mq, compresa la zona racchiusa dalle alte mura difensive ora occupata dal museo.



STORIA – Gli scavi archeologici hanno rivelato che il castello venne costruito sul sito in precedenza occupato da un castrum romano (accampamento fortificato romano; è stato rinvenuto anche un bagno pubblico del II secolo d.C.), ma si ritiene che la fortezza vera e  propria non sia stata eretta prima della invasione araba del 644 d.C. Nel XVI secolo, nel periodo dell’occupazione degli spagnoli e dei Cavalieri di San Giovanni di Malta, furono aggiunte le fortificazioni e le torri difensive a sud-ovest e a sud-est della cittadella. I turchi occuparono il castello nel 1551 e, dopo massicci lavori di trasformazione, i governatori vi stabilirono la loro residenza ufficiale.



Durante il periodo dei Karamanli (1711 – 1835) furono costruiti gli harem e un ampio ‘salaamlik’ (sala delle udienze), nella quale venivano ricevute le personalità in visita ufficiale. Gran parte degli interni del castello era quasi del tutto autosufficiente e includeva una zecca, un tribunale, negozi, prigioni e mulini. Dopo la conquista italiana, il governatore volle stabilire nel castello gli uffici, mentre altre parti del castello furono adibite a museo. Attualmente, la maggior parte degli edifici all’interno del castello ospita il Dipartimento del Patrimonio Antico.



VISITA DEL CASTELLO – Una volta entrati nel castello, si possono ammirare le belle decorazioni di piastrelle che si trovano sulla sinistra. Una rampa conduce nel cuore del castello, ma prima di raggiungerlo, a sinistra si vedono i resti di una piccola residenza con alcune colonne e un pozzo. A sinistra in cima della rampa si accede alle prigioni del castello.



Sempre a sinistra, salendo una breve scalinata, si trovano gli antichi alloggi del governatore, che i dignitari turchi avvicendatisi in città usarono come studio. Fu qui, nel 1790, che avvenne un macabro atto di fratricidio.



Dal piccolo cortile degli alloggi del governatore una porta conduce al cortile spagnolo, realizzato durante il breve periodo dell’occupazione spagnola nel XVI secolo.
Tutt’intorno sono posti alcuni leoni di pietra; questo luogo è particolarmente suggestivo, soprattutto in primavera, quando è interamente ammantato di fiori. Una scalinata conduce poi in un altro cortile, molto più vasto e aperto, con una graziosa fontana e decorazioni di piastrelle che corrono lungo tutto il perimetro.
L’uscita è rivolta a sud-est e conduce all’estremità orientale del Suq al-Mushir. L’imponente portale ad arco in pietra che si vede tornando alla Piazza Verde dal Suq era in origine l’ingresso del castello, ma ora non viene più utilizzato.


IL CASTELLO DEGLI INTRIGHI – La signorile decadenza dell’Al-Saraya al-Hamra nasconde il fatto che questo edificio fece da scenario a molti intrighi e atti di violenza. Quando le armate ottomane di Solimano il Magnifico, sultano della Turchia, sferrarono nel 1551 l’assalto finale per scacciare i cristiani da Tripoli, i bastioni da poco rinforzati ressero saldamente all’attacco, ma non si rivelarono altrettanto combattivi i difensori dei Cavalieri dell’Ordine di San Giovanni di Malta: un soldato, infatti, tradì i cristiani indicando ai nemici il punto più debole delle fortificazioni, cosicché essi poterono aprire una breccia nelle mura. Dopo la resa, il governatore della città venne senza tante cerimonie messo ai ferri, denudato e ridotto in schiavitù.
Una sorte non molto diversa toccò anche a una serie di ‘bey’ (capi) turchi. Suleiman Bey resistette a una missione punitiva inviata contro di lui dal sultano, ma alla fine venne attirato fuori dal castello con l’inganno, trascinato a bordo di una delle navi del sultano e crocifisso sul cassero di poppa. I giannizzeri ordirono un complotto per rovesciare il suo successore, Sharif Pasha, il quale si asserragliò nel castello. Anch’egi fu indotto a uscirne e fatto a pezzi dagli uomini che lo aspettavano in agguato.



Ramadan Bey, che venne immediatamente dopo, si lasciò convincere da un astuto corsaro si nome Mohammed Saqizli a cedergli il proprio potere. L’astuto Saqizli escogitò di sposare Miryam bint-Fawz, moglie di un capotribù, avvelenò il marito della donna e poi la invitò a recarsi al castello per le nozze. Alla fine, però, giustizia fu fatta: Mohammed Saqizli morì per mano del suo medico cristiano, che gli servì una mela avvelenata.
Daq uel momento, e fino all’ascesa al potere dei Karamanli nel 1711, si susseguì un numero sorprendentemente elevato di sovrani. Uno morì di peste, diversi furono assassinati e gli altri vennero deposti e mandati in esilio, soltanto uno riuscì a morire di vecchiaia.



Nel 1790 i tre figli del governatore (o pascià) Karamanli si riunirono nello studio del padre. L’incontro era stato caldeggiato dal più giovane dei tre, l’ambizioso principe ereditario Yusuf Karamanli, con il pretesto di risolvere le tensioni riguardo alla successione. Egli chiese anche alla madre di essere presente in qualità di testimone. La riunione procedeva bene e le parti sembravano essere vicine a una riconciliazione. Il principe domandò ai suoi fratelli di giurare sul Corano la loro fedeltà all’accordo e ordinò a un servo di portare il libro sacro. In base a un piano concordato in precedenza, tuttavia, al posto del Corano fu portata una scatola contenente una pistola con la quale il principe uccise i suoi due fratelli. In seguito, egli succedette al padre e governò la Libia dal 1795 al 1832.   


Fonte: Anthony Ham - Libia

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