venerdì 28 gennaio 2011

Castello Sforzesco (parte I) – La reggia fortificata di Milano


Poco dopo il suo ingresso a Milano Francesco Sforza fece erigere un castello sulle rovine di quello dei Visconti, diroccato dopo la fine della dinastia. Non era solo un ripristino della tradizione familiare, ma anche un modo di esaltare la dinastia con una grande opera architettonica.



UN PRESIDIO A CAVALLO DELLE MURA CITTADINE – Quello che oggi si chiama ‘Castello Sforzesco’ e fino all’Ottocento ‘Castello di Porta Giovia’, dall’antica porta romana cui si affiancava, nacque tra il 1358 e il 1360 circa per opera di Galeazzo II Visconti, e fu continuato tra il 1380 e il 1390 da Gian Galeazzo Visconti. Sorgeva a cavallo delle mura urbiche, con la parte militare all’interno, rivolta verso la città, e quella residenziale, ospitante il signore, la sua famiglia e gli ambienti di rappresentanza, all’esterno, verso la campagna. Una collocazione comune a tutti i castelli di signori cittadini, che consentiva di dominare l’abitato e anche, in caso di rivolta, di fuggire verso la campagna.



LA RICOSTRUZIONE SFORZESCA – Alla caduta dei Visconti, nel 1447, Milano fu governata per tre anni da un’effimera repubblica, che iniziò la demolizione del castello. Ma la sua ricostruzione fu uno dei primi atti di Francesco Sforza appena si impadronì della città. L’edificio mantenne sostanzialmente la pianta originale, con le sue tre corti (d’armi, ducale della Rocchetta) separate tra loro. La doppia visione della parte residenziale – ripresa dal castello visconteo, ma con l’introduzione di alcune variazioni – prevedeva una zona accentrata intorno alla corte ducale, per gli ambienti ufficiali della rappresentanza, e una seconda, la Rocchetta, come residenza privata del signore e della sua famiglia. Molte innovazioni furono apportate soprattutto sul lato verso la città, dove due scenografiche torri tonde con paramento esterno a bugnato sostituirono le precedente torri quadrate e dove un’alta torre a volumi sovrapposti (quella detta ‘del Filerete’) venne innalzata a segnare l’ingresso principale. Sul lato verso la campagna fu costruita una cinta esterna, la ‘Ghirlanda’, che fungeva da primo antemurale contro nemici esterni; raccordava tra loro le mura cittadine che si attestavano alle murature del castello, consentendo un agevole passaggio tra le due estremità senza entrare nel castello stesso.


DA CASTELLO A CITTADELLA – Quando nel Cinquecento gli spagnoli entrano in possesso di Milano impiegarono il catsello, ormai inutile come reggia, come fortificazione, visto che non c’era più un duca regnante, ma solo un governatore nominato dal sovrano spagnolo. Per rimediare alla sua concezione ormai obsoleta lo avvolsero in una poderosa ‘stella’ di sei bastioni e lo trasformarono in una munitissima cittadella a controllo della città, che resistette fino alla distruzione ordinata nel 1800 da Napoleone.



LA TORRE LOMBARDA – La cosiddetta ‘torre del Filarete’ del castello di Milano è certamente la più impressionante, ma non certo l’unica costruzione di questo tipo tra i castelli sforzeschi, o di area sforzesca. Altri esempi, come Sartirana Lomellina nel Pavese, o Cusago – questo addirittura d’età viscontea – dimostrano che tale scelta architettonica era diffusa in Lombardia, e corrispondeva a una precisa caratterizzazione locale.


UN RESTAURO APPASSIONATO – Privato delle sue difese esterne e ridotto a caserma delle truppe occupanti, il castello di Milano era ormai nella seconda metà dell’Ottocento un gigantesco rudere, di cui molti chiedevano l’abbattimento. Se riuscì a salvarsi fu per merito di un celebre architetto dell’epoca, Luca Feltrami, che convinse le autorità a non abbattere l’importante opera e mobilitò per il suo salvataggio le energie della città. Il suo restauro, condotto appassionatamente per molti anni, con una lunga sequela di studi, rilievi e indagini, è forse la maggior realizzazione del ‘restauro storico’ teorizzato all’epoca, e non solo salvò il castello ma gli diede una funzione centrale all’interno dell’abitato, tanto che oggi il castello è il simbolo stesso di Milano


MUSEI E PARCO – Il Castello Sforzesco ospita oggi parecchi musei civici: una scelta fatta all’epoca del restauro di Feltrami, allorché si decise di fare dell’edificio il simbolo e il ‘contenitore’ delle memorie della città. Dietro il complesso si stende il parco Sempione, sulla cui area si apriva un tempo il parco della residenza ducale, poi declassato a piazza d’armi.
Gioiello delle collezioni artistiche del castello è la cosiddetta ‘Pietà Rondanini’, intensa opera ultima di Michelangelo Buonarroti (1475 – 1564), entrata tra le collezioni d’arte milanesi nel secondo dopoguerra.
Notevole anche l’arca Bernabò Visconti, sormontata dalla statua equestre del crudele e imprevedibile, ma grande, signore di Milano (1323 – 1385), opera somma dello scultore Bonino da Campione.
Le ‘Civiche Raccolte’ custodiscono una pregevole quadreria, reperti preistorici ed egizi, ceramiche e prodotti artigianali, una sontuosa collezione d’armie corazze e una raccolta di antichi strumenti musicali.
Nella ‘Biblioteca Trivulziana’ sono conservati notevoli manoscritti: da un’opera dell’VIII secolo a edizioni dantesche del 1337, a un libretto di appunti di Leonardo da Vinci.
La ‘sala delle Asse’ è decorata con affreschi attribuiti a Leonardo da Vinci (peraltro fortemente restaurati).
Dietro al castello si stende un parco all’inglese, opera dell’architetto Alemagna, che ospita l’Arena (sede di manifestazioni sportive e musicali) e il palazzo ‘dell’Arte’, sede della prestigiosa Triennale milanese. All’estremità del parco s’innalza l’ottocentesco ‘arco della Pace’, nato per celebrare Napoleone ma terminato in epoca austriaca.


4 commenti:

Francesca D. ha detto...

Svampita come sono non mi ero accorta che c'era anche una prima parte! Vedo che qui hai citato i musei interni al castello, perciò ritiro la mia osservazione sulla Pietà Rondanini! Quanto mi piacciono questi tuoi racconti sui castelli!

Federica ha detto...

Ciao... grazie per questa pubblicazione, amo Milano (ci ho studiato un pò di anni) e adoro il Castello Sforzesco (che ho visitato non so quante volte).
Mi piace molto la collezione dei mobili antichi ... .
Baci alla prossima.
n.b.: ora sono in uff ma ti volevo far sapere che ho il titolo di un libro (che posseggo) che parla di Castel del Monte , e vorrei dartelo.
Baci Federica

Anonimo ha detto...

Complimenti per le spiegazioni dettagliate!!
La prossima volta che vado a Milano andrò senz'altro a visitarlo...
Bacioni

maris ha detto...

Mio fratello appena sposato ha vissuto a Milano per 3 anni ed io sono andata a trovarlo più volte: in una di queste visite mi ha portato a vedere questo bellissimo castelllo! Molto interessante davvero!!
Bacioni,
Maris

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