giovedì 17 marzo 2011

Torrechiara – La trentesima fortezza di Pier Maria Rossi


L’imponente castello dal 1448 da Pier Maria Rossi, capitano di ventura e signore della regione attorno a Parma. Fu, per la tradizione, la trentesima fortificazione da lui eretta: un regalo d’amore per la sua amante, la bella Bianca Pellegrini.


IL CASTELLO PER ECCELLENZA – Se si dovesse designare un unico esempio di castello feudale italiano, Torrechiara sarebbe con molta probabilità la scelta obbligata. In effetti è, forse, il castello “più castello” che si possa trovare nella penisola, quasi la sublimazione di questa tipologia fortificatoria, giunta al punto più alto e raffinato del suo sviluppo.



ARCHITETTURA D’AMORE – Torrechiara è, rispetto all’epoca e alla zona in cui fu costruito, un castello militarmente ‘arretrato’, eretto cioè ancora secondo criteri medievali, quando già cominciavano a prendere forma le prime rocche, con strutture più solide, adatte a sopportare il fuoco dei canoni. Ma questo castello non era nato per fare la guerra, bensì per costituire la splendida, privilegiata residenza di una bella donna. E, da questo punto di vista, è superbo, quasi unico per collocazione ambientale, architettura, decorazioni.

Il committente, Pier Maria Rossi (1413 – 1482), proveniva da una famiglia aristocratica che possedeva numerose rocche nei dintorni di Parma. Era di professione un condottiero, o capitano di ventura, e godeva all’epoca di alto prestigio. Molte signorie italiane, infatti, non avevano proprie truppe, o ne avevano poche, e si affidavano per la difesa ai servizi di “truppa militare” e di “corpo di sorveglianza” forniti da nobili che si erano specializzati nel procacciamento e nella gestione di formazioni armate.
Pier Maria Rossi, per esempio, lavorava per i duchi di Milano, e condusse per loro parecchie campagne militari. I guadagni di questa attività erano spesso investiti nella costruzione di castelli sulle sue terre, Torrechiara fu uno di questi.


RUDE E SEVERO GUSCIO ESTERNO DI UN TENERO NIDO D’AMORE – L’elegante fortificazione eretta da Pier Maria Rossi costituisce un “guscio” di sapore guerresco, a protezione di un’elegante, raffinata dimora residenziale. Insomma, un palazzo sotto forma di castello, come era concepibile a quei tempi, quando il rango si mostrava attraverso forme obbligate che dovevano tenere conto della tradizione a esse associata; ma come era anche, tutto sommato, necessario, perché guerre, briganti e cambiamenti di fortuna erano sempre in agguato.


Torrechiara non è solo un castello. È una fortificazione complessa, a più strati, che occupa tutta una collina a dominio della valle del fiume Parma. Il castello vero e proprio, posto sulla cima della collina, è costituito da quattro corpi di fabbrica, che racchiudono un cortile rettangolare. Agli angoli si innalzano quattro grandi torri quadrate, una delle quali ha un possente sopralzo che le conferisce il rango, anche se forse non le funzioni effettive, di mastio dell’intero complesso. Tutto il giro di mura, torri e cortine è munito di apparato a sporgere su lunghi beccatelli in laterizio. Addossato a questo nucleo centrale si trova un secondo, più basso insieme edilizio, formato da due torri racchiudenti uno spalto, la cui parte alta è stata aperta nel corso del Seicento da due ampie logge aperte verso valle, che danno al castello, visto da questa parte, un aspetto cordiale e accogliente e dalle quali si gode un ottimo panorama. Un triplice giro di cortine difensive, appoggiate a fortificazioni minori, corre tutt’intorno, facendo dell’intera collina un sistema fortificato scaglionato in profondità. Dell’insieme fa parte anche un ricetto, un piccolo borgo fortificato che costituisce l’estremità del grande complesso difensivo.


UN INTERNO DORATO – Al centro di questo intricato labirinto di fortificazioni si aprono gli appartamenti residenziali di Pier Maria Rossi e della sua amante Bianca Pellegrini, splendidamente decorati secondo la moda del tempo. Particolarmente elegante è la camera della castellana, la cosiddetta camera d’Oro, tutta decorata, nelle volte come nelle lunette sottostanti, da reziosi affreschi generalmente attribuiti a Benedetto Bembo, pittore allora in grande auge. Gli appartamenti si aprono su un grande cortile di forme ormai rinascimentali, più degno di un palazzo signorile di città che di un castello feudale.



LA FINE DI UN CONDOTTIERO – All’improvviso, nel 1482, Pier Maria Rossi perse l’incarico. Non è mai stato chiaro perché il solido rapporto d’affari con Sforza entrò in crisi: si sa soltanto che il duca di Milano accusò il condottiero di ribellione e assoldò un’altra truppa, spedita rapidamente a conquistare tutti i suoi castelli. Dopo la morte di Pier Maria, anche Torrechiara, il suo castello preferito, fu espugnato e venduto nel 1501 alla famiglia Pallavicino, antica rivale di Rossi e sua concorrente nelle attività militari. Ai Pallavicino si devono i pregevoli affreschi tardomanieristici che ornano il castello.



FORTIFICAZIONE O DECORAZIONE? – Cortine e torri di Torrechiara sono completamente cinte di “apparato a sporgere”, l’insieme di mensole (beccatelli) e buche per il lancio di proiettili (caditoie) tipico delle fortificazioni tardomedievali. Questo sistema, certo utile in guerra, ricorre anche nella torretta sovrastante il mastio, dove, però, la caduta dei proiettili poteva solo danneggiare il tetto della costruzione circostante. Un errore progettuale del pur esperto condottiero, o solo la “spia” che il castello non era concepito a scopo difensivo bensì come lussuosa residenza dell’amante?



IL DONO PIU’ SPLENDIDO, PER SEMPRE – All’età di 15 anni Pier Maria Rossi prese in moglie Atonia Torelli: un matrimonio combinato, non d’amore, dal quale nacquero tuttavia dieci figli. Alla corte milanese il condottiero conobbe poi la bella comasca Bianca Pellegrini e se ne innamorò perdutamente. Fu per lei che eresse il castello di Torrechiara e allesti al suo interno la sontuosa “camera d’Oro. Per quasi vent’anni i due convissero nel castello. I contemporanei ne parlavano come di una coppia sempre innamorata come il primo giorno. Poi, in poco tempo, tutto crollò. Sia la legittima moglie Atonia sia Bianca morirono di peste. Nel 1482, in fuga davanti ai soldati milanesi, Rossi trovò rifugio nel suo castello, dove spirò il primo settembre dello stesso anno. Pare che, facendo appello alle ultime energie, si sia trascinato nella camera d’Oro, per lasciare questo mondo nel ricordo del suo grande amore, fedele al motto, “nunc et semper”, ora e per sempre, fatta tracciare negli affreschi della stanza.



MAGNIFICI AFFRESCHI – Il castello non è notevole soltanto come esempio di architettura tardomedievale, sulla soglia del Rinascimento, ma anche per gli affreschi, che ornano le sale residenziali e testimoniano  lo splendore della reggia – fortezza.



La stanza più bella è la camera d’Oro, dipinta da Benedetto Bembo nella seconda metà del Quattrocento. L’affresco del soffitto su stucco dorato celebra simbolicamente la famiglia Rossi e l’amore tra Pier Maria e Bianca, che, dopo aver peregrinato da un castello all’altro, trova, infine, l’amato con cui stara “nunc et semper”, ora e per sempre.



Pier Maria Rossi fu sepolto nella cappella di San Nicomede accanto a Bianca Pellegrini. Si diceva che il capitano fosse stato imbalsamato e messo nella tomba seduto su un trono, sotto al quale doveva essere nascosta una camera del tesoro segreta. Forse fu questa voce ad attirare alcuni ladri profanatori. Di fatto, quando la tomba venne aperta nel 1911, non si trovò nessuna camera segreta, ma neanche le spoglie dei due innamorati.


Alla fine del Cinquecento commissionò a Cesare Baglioni (1550 – 1615) una serie di affreschi decorativi, che raffigurano, in raffinate forme tardomanieristiche, paesaggi di fantasia, figure mitologiche e grottesche.



 TEOREMA DI MATTONI – Contrariamente agli esempi d’Oltralpe, quasi tutti costruiti in pietra, i castelli italiani, in particolare dell’Italia centrosettentrionale, sono nella quasi totalità realizzati in mattoni. Solo nelle aree alpine e nel Sud si utilizzava la pietra come materiale da costruzione. Questo dà ai castelli italiani un’impronta tutta particolare, unica in Europa. A Torrechiara questo tipo di costruzione raggiunge il valore di un vero e proprio “teorema architettonico”, di eccezionale effetto visivo.



L’uso di mattoni, rispetto alla pietra, influisce fortemente anche sulla forma dell’edificio stesso: per esempio, nella costruzione dei beccatelli (le mensole che sostengono il cammino di ronda, lasciando gli spazi per le caditoie), che la realizzazione in mattoni rende molto più lunghi e rastremati delle mensole di pietra usate in Francia o in Inghilterra.

5 commenti:

tatagioiosa ha detto...

Che bello! Non è troppo lontano (almeno per me), vorrei riuscire ad andarci. I castelli sono un'ottima meta anche per i bambini, affascinati da storie di re, principi e principesse. Grazie per la bellezza che riesci a esprimere, ciao.

Carla ha detto...

E' vero, fai venir voglia di andare a visitare queste meraviglie, delle quali spesso non so nulla! Grazie Carla

alex ha detto...

Ciao, bello il castello e la cornice in cui è inserito, io l'ho visitato qualche anno fa e siccome ci piaciono molto i castelli abbiamo fatto l'abbonamento, che è valido per un anno, ai castelli del Ducato di Parma e Piacenza, lo consiglio perche abbiamo scoperto delle chicche che vale la pena visitare.
A presto Alex

McGlen ha detto...

Che meraviglia! Non conoscevo l'esutenza di questo bellissimo castello... Grazie per avermi dato un altro ottimo spunto per un futuro viaggio!

Anonimo ha detto...

molto belle questa pagina...mi piacerebbe più sviluppata la storia di Pier Maria e Bianca Pellegrini ma forse non abbiamo altre notizie.Comunque grazie, storia affascinante.

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