lunedì 2 maggio 2011

Bran – Il celebre castello di conte Dracula


Diversamente da quanto si potrebbe pensare, non sono molti i castelli della Transilvania, regione di cittadelle e piazzeforti urbane, o di villaggi fortificati, più che di manieri isolati.


Fra i pochi, questo di Bran è sicuramente assai notevole, sia per lo scenografico contesto paesaggistico, in una stretta valle che collega la Transilvania meridionale con la Valacchia, sia per il buono stato di conservazione delle strutture, in parte ancora risalenti al medioevo, sia per la collezione di mobili e oggetti d’arte che accoglie.


Non sono però questi i motivi che lo rendono il luogo forse più visitato della Romania, bensì la sua identificazione con il castello di Dracula, indubbiamente erronea giacché all’interno non si registra la presenza di alcun vampiro e lo stesso Vlad Tepes, il principe valacco che ispirò il racconto di Stoker, non abitò mai qui.


Per altro, il castelul Bran solo nel Novecento ebbe funzioni residenziali, allorché ne prese possesso il re Ferdinand; nei secoli precedenti aveva soprattutto accolto guarnigioni a controllo del passo e del sottostante castello daziario. La sua struttura, fatta di strette scale, cunicoli, ballatoi e un intrico di sale e di stanze, spesso anguste, ne è chiara testimonianza.


STORIA – Il castello di Bran fu costruito nel XIII secolo dal cavaliere sassone Dietrich, dell’Ordine Teutonico, da cui prese il nome di Dietrichstein; in seguito a un decreto di Luigi I d’Angiò, sovrano ungherese la cui autorità si estendeva all’epoca su tutta la Transilvania, nel 1377 fu affidato agli abitanti di Brasov;


l’anno seguente ebbe inizio la ricostruzione che lo destinava a difendere il passo di Bran, più a sud, sulla principale rotta commerciale verso la Valacchia. Nei presi del castello si trovava una dogana, in funzione fino alla metà del XIX secolo, dove i mercanti pagavano il tre per cento del valore delle merci che vi transitavano.


Sede di guarnigione, all’inizio del XV secolo la fortezza era dominio del voivoda valacco Mircea cel Bàtràn (il Vecchio) e dei suoi discendenti in seguito al trattato di alleanza antiturca concluso nel 1395 con Sigismondo del Lussemburgo.


Dopo la dominazione valacca, passò nelle mani del voivoda Iancu de Hunedoara (Giovanni Hunyadi) di Transilvania; ritornato in mano alla città di Brasov nel 1498, vi rimase fino al 1848, anno della rivoluzione che abolì il sistema feudale, sul quale si basava il dominio del castello sul territorio circostante. Dal 1920 al 1947 il castello fu residenza estiva dei sovrani romeni.


Vi sono state trasferite costruzioni tipiche dei villaggi della zona; oltre a casette contadine in legno (le più antiche risalgono al ‘700), sono presenti stalle e ovili, legati alla principale occupazione degli abitanti di questa regione, e le prime manifatture per la lavorazione della lana, del lino, della canapa e dei tessuti da essi prodotti.


Le case conservano gli arredi originali, compresi i tappeti murali, le ceramiche d’uso quotidiano e le icone. Particolare interesse presentano la collezione di ceramiche provenienti in gran parte da Tohan, antico centro di produzione, e la collezione di icone di Brasov e di Sicula, villaggio, questo, situato nei dintorni e noto per i suoi pittori che nella seconda metà del XIX secolo viaggiavano per tutta la regione.


CASTELUL BRAN – All’ingresso, alcuni gradini di pietra conducono al posto di guardia della torre eretta nel XVII secolo; due fori per l’ancoraggio di funi, al di sopra della porta d’accesso al cortile interno della fortezza, testimoniano l’esistenza di una scala di legno che, prima della costruzione della torre, permetteva di entrare nel castello; nel cortile interno si vede a destra il camminatoio del muro meridionale.


Il primo ambiente in cui si fa l’ingresso è la Sala della guarnigione, dove stazionavano gli armati a guardia del maniero. Attigua è la Sala della cancelleria, cui si accede per una porta con battenti in ferro dal 1693; al suo interno si trovano mobili rinascimentali italiani, un cassettone tedesco del 1662 e riproduzioni di antichi documenti. Molto bella è la cappella, dove è stato collocato un gruppo ligneo con S. Anna, la Madonna e il Bambino; di fianco pala con ritratto di vescovo, opera di un anonimo transilvano del XVI secolo; al centro, un tavolo in quercia del XIV secolo.


Segue la Sala del consiglio, con mobili cinquecenteschi; sul muro est è stato riportato alla luce un frammento di affresco raffigurante una figura femminile, probabilmente la principessa Stanca, moglie del voivoda Mihaii Viteazul (Michele il Bravo).


Per la scala segreta, stretta e ripida, si sale fino a incontrare la Sala della musica, con un cembalo e un salotto del primo Novecento, risalente all’epoca in cui il castello fu residenza reale; nelle vetrine, maioliche romene e italiane. Si esce sulla loggia, da dove si vedono i sottostanti tetti dell’edificio che fungeva da stazione di dogana. Seguono quindi la Sala dei trofei di caccia, con arredo rustico, e la piccola camera del principino Nicola, uno dei figli del re Ferdinand, con mobilio di inizio ‘900.


Ripide scale scendono a fianco di un piccolo disimpegno con un armadio in stile moresco e giungono in un ambiente di passaggio, da cui si accede a tre stanze: la prima è il cosiddetto Salone Biedermeier, così chiamato per il suo arredo in questo stile ottocentesco.



L’altra è la Camera da letto di re Ferdinand con alto letto a baldacchino decorato con scene della Natività e dell’Adorazione dei magi, realizzato in Piemonte nel XVIII secolo con l’impegno di legni diversi; nello stesso ambiente, altri due pezzi di provenienza italiana sono il secretaire settecentesco, con intarsi in pietre su cui sono state dipinte piccole scene, e una stufa di maiolica faentina;



le sedie e la panca con alto schienale sono invece tedesche. La terza stanza è l’ottocentesco Salone neobarocco, dove si trovano una grande stufa coperta da piastrelle realizzate a Corund, località romena famosa per le maioliche, e mobili di fattura tedesca in stile neobarocco (XIX secolo); sulle travi a vista sono dipinti gli stemmi die nove villaggi che amministravano il castello.



Si esce nuovamente su un ballatoio, dal quale, oltrepassata la scala, si raggiungono la Sala rococò, con mobili settecenteschi in legno dorato, e la Sala austriaca, con arredo rustico. Per una stretta scala si scende al cortile proprio davanti al finto pozzo, realizzato con un grande capitello fiorentino in pietra del XIX secolo decorato con foglie d’acanto; alle spalle della porta di legno, oggi chiusa, si trovava l’ascensore che si era fatto costruire Ferdinand dopo aver preso possesso del castello.


 LA VERITÀ STORICA  -  Il principe Vlad Tepes ha condotto la Valacchia per tre volte (1448, 1456-1462, 1476), essendo un principe crudele e autoritario perche usava tecniche dure di  punizione: gli infami veniva pelati, bolliti, decapitati, impiccati, bruciati vivi, accecati, impalati, e proprio per queste crudeltà che prese il nome di Tepes. In virtù dei suoi metodi drastici ristabilì ordine nel paese. “Straniero di pietà e di compassione” come ha affermato storico romeno A. D. Xenopol.


Ha combattuto, a fianco dei turchi  nella campagna del 1462 guidati di Mohamed II rescindo spaventarsi ucigando 20.000. Perche rimase senza neanche un aleato si ritira dalla Targoviste, la capitale di Valahia  dove Matei Corvin, re di Ungaria lo fece prigioniero e lo chiude a Visegrad  per 12 anni.
Niccolo Modrussa un delegato del papa Paulus II il quale ha incontratto Vlad Tepes, lo descrive come un nobile di mistero essendo ”…non tropo alto di statura, ma molto forte e robusto, freddo e terribile di aspetto, con un gran naso aquilino, narici larghe, un volto magro e rossiccio, con grandi occhi verdi spalancati e incorniciati da nere ciglia, molto folte e lunghe, che davano agli occhi un aspetto terrificante. Il viso e il mento erano rasati, ma portava i baffi. Le tempie larghe aumentavano l’ampiezza della fronte. Un collo taurino univa la testa alle sue larghe spalle coperte da ciocche nere dei suoi lunghi capelli neri.”


In 1476 Vlad Tepes morirà nella battaglia con Basarab III, tornato con un esercito di turchi, dopo un periodo in cui si era rifugiato prima a Bucarest e poi in Turchia. Vinta la battaglia Basarab III, probabilmente colui che uccise personalmente Vlad Tepes, inviò poi la testa di quest’ultimo al sultano turco presso la corte di Costantinopoli. Vlad Tepes venne poi sepolto nel monastero di Snagov, e i suoi resti non verranno mai ritrovati.


LEGGENDA - Il “vampiro dei Carpazi” più comunemente conosciuto come “Dracula”, è nato da un mito, da una immagine che è stata mediatizzata dal 1488 con “Le favole tedesche di Dracula voivoda” apparsa a Norimberga e illustrata da xilografie. Questa esagerazione del personaggio è merito degli ecclesiastici appartenenti all’ordine dei benedettini, cappuccini e altre, i quali si sono rifiutati al subordinamento per le leggi dello stato imposte dal grande principe. Il monaco Iacob, autore del manoscritto trovato nel 1462 nel monastero di San Galin in Svizzera, sembra questo il più vecchio documento sulla campagna anti-dracula.
Dalla fusione di favole tedesche e folclore, Vlad Tepes-Dracula, è divenuto il più famoso personaggio della Transilvania del XV secolo.


L’irlandese Bram Stoker (1847-1912) ha usato diverse informazioni sulle risorse locali della Transilvania e anche inglese per creare il suo romanzo “Dracula”, il primo vampiro della storia della letteratura con il libro “Del Principe di Valacchia e Moldavia” (1820) dove veniva fatta menzione del principe Dracula e della sua lotta contro i turchi. Quello che era importante per Stoker (sopra al nome c’era la nota dell’autore) il quale precisa che “Dracula” significa in romeno “il diavolo”, benché avesse avuto l’intenzione nominare il personaggio “Il conte Vampire”, il nome di Dracula era piu adatto.


Nella cinematografia Dracula e la Transilvania luogo dove sorge il misterioso castello con i vampiri nel bel mezzo di una fitta e buia foresta, è diventato il set di oltre 750 produzioni tra film e documentari. Quello più famoso, realizzato dal regista Francisc Ford Coppola “Dracula”, (1992) ha realizzato un vero e proprio capolavoro, destinato a vincere il tempo e la conoscenza universale.
Le leggende hanno ristabilito la verità su Vlad Tepes ed è citato, nel libri storici, come un personaggio corretto, giustiziere, il principe del quale, nel periodo del suo regno, potevi bere acqua dalla fontana della fortezza Targoviste, con un coppa d’oro massiccio senza avere il timore che potesse essere rubata, cosi come confermano gli storici rumeni.

3 commenti:

Unknown ha detto...

uuuuh che paura! ma questo castello è spettacolare, voglio andarciiii. Grazie come sempre

Il Mondo Capovolto ha detto...

Che figata!!!Questo è il castello che piu' di tutti vorrei visitare...apparte che è bellissimo..poi anche per la storia che c'è dietro :)

Unknown ha detto...

lo conosco questo lo conosco! :) Brrr che paura, però!

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