martedì 31 gennaio 2012

Guadamur – La luna di miele di Filippo e Giovanna


Secondo la tradizione Filippo il Bello di Borgogna e Giovanna di Pastiglia e Aragona trascorsero la luna di miele nel castello di Guadamur. Il loro figlio Carlo V divenne poi sovrano di un impero sconfinato “su cui non tramontava mai il sole”.


IL LUTTO DELL’IMPERATORE – Il castello venne eretto a partire dal 1444 da Pedro Lòpez de Ayala, elevato 26 anni più tardi dal re Enrico IV di Pastiglia al rango di conte di Fuensalida. Dopo questa ascesa  egli trasformò Guadamur in poderosa fortezza, vi innalzò la Torre del Homenaje e fece del palazzo una sontuosa residenza principesca. Sono ancora oggi evidenti i lavori di ampliamento allora compiuti e l’aggiunta di un secondo piano subito dopo la costruzione.


Nel castello in cui i genitori avevano trascorso alcuni dei loro giorni più felici si ritirò invece in lutto l’imperatore Carlo V. sconsolato per la morte della moglie Isabella del Portogallo, nel 1539, egli maturò un profondo pessimismo sulle sorti dell’Europa e della sua famiglia, nonché sulla sua stessa vita. Sembra che proprio in questa circostanza abbia cominciato a pensare alla grave decisione di abdicare, presa circa 20 anni dopo.


FIORITURA E DECADENZA – Nel Cinquecento Guadamur fu una delle più splendide residenze reali della Spagna. Oltre a Filippo il Bello, a Giovanna e al loro figlio, l’imeratore Carlo V, alloggiò qui anche Francisco Jiménez de Cisneros (1436-1517), Grande Inquisitore e temporaneo reggente nel 1516 per Carlo V ancora minorenne. Nei secoli seguenti il castello decadde, ma la sua rilevante posizione strategica lo rese di nuovo appetibile durante le guerre antinapoleoniche e persino durante le lotte interne dell’Ottocento, per la successione al trono, che causarono al complesso gravi danni. Alla ricostruzione mise mano nel 1887 il conte di Asalto. Dopo una nuova distruzione durante la guerra civile del 1936, arrivò il definitivo restauro effettuato nel periodo franchista.


GIOVANNA LA PAZZA – Alcun storici ritengono immotivato il soprannome di “Pazza” attribuito a Giovanna di Pastiglia e Aragona, che nel castello di Guadamur passò, sembra, la propria luna di miele. Figlia dei cosiddetti re cattolici, aveva sposato nel 1496 Filippo il Bello di Borgogna,


 figlio dell’imperatore Massimiliano I d’Asburgo e della principessa ereditaria Maria di Borgogna. Nel 1504, alla morte della madre, Giovanna salì sul trono di Pastiglia, ma, poco dopo, l’improvvisa scomparsa del marito Filippo la gettò nella disperazione.  La reggenza fu affidata, per conto della figlia, al padre Ferdinando, ufficialmente per “incapacità di governo a causa del forte stato di depressione”. Quando anche quest’ultimo morì, tutto fu lasciato in eredità a Carlo: la Borgogna, i Paesi Bassi, la Spagna r i possedimenti in Italia, le colonie americane e, nel 1519, anche l’Austria e il titolo imperiale. In lui, però, gli spagnoli videro un “sovrano straniero” e rivendicarono quindi, durante la rivolta dei Comuneros, la corona del Paese per Giovanna. Ella tuttavia rifiutò. In seguito Carlo V abdicò comunque: in Spagna e nei Paesi Bassi in favore del figlio Filippo II e in Austria e addirittura dalla carica di imperatore in favore del fratello Ferdinando I.


ARCHETIPO TARDOMEDIEVALE – Guadamur è forse l’archetipo dei castelli tardomedievali spagnoli, quello in cui si fondono tutti gli influssi e le suggestioni dell’area iberica. Se si osserva la sua pianta, appare un tradizionale castello trecentesco dell’Europa occidentale. Ma la foggia delle merlature, la profusione di bertesche e guardiole, l’uso decorativo delle cerchie concentriche sono tutti elementi chiaramente mediati dalla tradizione araba, anche se non va tralasciato che alcuni sono frutto di restauri non proprio rispettosi del monumento.


UN FIERO CASTELLO DI GRANDE TRADIZIONE – Già da lontano in castello si distingue per la sua imponenza. Sebbene i restauri non abbiano rispettato pienamente le forme originali, questo storico complesso fornisce tuttora una testimonianza esemplare dei manieri spagnoli nel Quattrocento.
Possenti sono le strutture difensive: una doppia cinta muraria e un profondo fossato proteggono l’edificio. Il vero e proprio castello, preceduto da un antemurale, è presidiato da torri circolari e da baluardi triangolari. Merli e caditoie contribuivano ad accrescere la capacità di resistenza delle mura.
Il portone d’ingresso è protetto da numerose feritoie arciere.
Osservando l’insieme si nota chiaramente la successione dei lavori; il primo piccolo castello venne infatti rialzato e massicciamente fortificato, così da dominare le fortificazioni più esterne.
Durante i restauri si è cercato di ripristinare – per quanto possibile – l’aspetto originale del mastio e delle sale interne, anche a prezzo di alcuni “tradimenti” della realtà storica.
Ora il castello ha funzione prevalentemente mussale. Vi sono esposti armi, armature, oggetti in oro, arazzi e pitture su legno e su stoffa.

lunedì 30 gennaio 2012

Benrath – Il capriccio del principe elettore


Nel 1755 il principe elettore Carlo Teodoro del Palatinato incaricò il proprio architetto di corte di erigere nei dintorni di Dusseldorf un casino di caccia, utilizzabile anche come residenza suburbane. Ma dopo il suo completamento, il nobile signore ci venne soltanto una volta.




QUATTRO PIANI NASCOSTI DIETRO A UNA FACCIATA – Un tempo Dusserdolf era la capitale del ducato di Berg, appartenente all’Elettore palatino. Il principe Carlo Teodoro, che regnava a metà Settecento, desiderava ardentemente avere una villa di caccia nella valle renana. La sua scelta cadde sulla piccola località di Bernarth. Qui i conti di Berg possedevano dal XIII secolo una dimora, trasformata nel Seicento in un castello con fossato acqueo di cui oggi restano solo l’aranciera – a sud della costruzione attuale – e la cappella isolata.


Il nuovo complesso, Corps de logis, sorse a sud del grande lago rotondo, Schlossweiher, sul quale si affacciano due ali semicircolari. All’esterno di queste si aprono a loro volta dei giardinetti, mentre sul lato meridionale il palazzo guarda verso un lungo bacino d’acqua rettangolare, Spiegelweiher, che delimita sulla sinistra il bel parco quadrato. Guardando la facciata, si ha l’impressione che l’edificio sia articolato su un unico piano con un attico inserito nel tetto. In realtà l’edificio dispone di ben più di 80 locali dislocati su quattro piani. L’architetto, Nicolas de Piagge, ha realizzato qui il suo capolavoro, erigendo una delle residenze più belle d’Europa nel periodo di transizione fra rococò e neoclassicismo.




SACCHEGGI E VISITE OCCASIONALI – Nonostante la sua signorile eleganza il palazzo Benrath ebbe poche volte l’onore di una visita dei principi regnanti. In compenso durante le guerre napoleoniche venne ampiamente saccheggiato. Dopo il passaggio dell’ex ducato di Berg alla Prussica, a seguito del Congresso di Vienna, la famiglia reale degli Hohenzollern lo utilizzò, anche se saltuariamente, come luogo di vacanza.


LEGGEREZZA TEDESCA – Curiosamente, il rococò d’origine francese trovò in Germania un terreno d’elezione. I signorotti tedeschi fecero a gara per erigere raffinate e leggiadre residenze dalle eleganti ed estenuate curve rococò, con allegre facciate dai colori pastello e tetti fantasiosi rivestiti d’ardesia. Posti di solito al centro di ampi, curatissimi parchi, questi edifici costituiscono una delle maggiori testimonianze del Settecento germanico.


IL PRINCIPE ELETTORE CARLO TEODORO – Carlo Teodoro, nipote del defunto principe elettore Carlo Filippo, ereditò ancora giovanissimo, nel 1742, il Palatinato, inclusi i ducati di Julich e Berg con l’importante città di Dusserdorf. Mecenate delle arti e delle scienze e innamorato dell’architettura, Calo Teodoro costruì nuove residenze a Manheim e nel Palatinato, oltre al palazzo (villa) di Benrath.


Sposò, come previsto, la cugina Elisabetta Augusta, con la quale era fidanzato già dall’età di 11 anni, ma durante la vita matrimoniale fece spesso parlare di sé per una serie di tumultuose e poco segrete relazioni extraconiugali. La moglie, offesa e spazientita, fini per ritirarsi nella sua villa di Oggersheim, mentre il principe se la spassava con le sue giovani etere. Nel 1777 il principe elettore bavarese Massimo III Giuseppe morì senza eredi diretti, sicché Carlo Teodoro, suo parente più prossimo all’interno della dinastia Wittelsbach, gli subentrò anche in quella carica. In Baviera, però, con una struttura statale e un’aristocrazia assai più solide e indipendenti di quelle del piccolo Palatinato, il sovrano non si fece benvolere. Le sue amanti che continuavano a dargli figli, occupavano un posto eccessivo a corte, interferendo con gli affari di Stato. Promosse, inoltre, con l’aiuto della Chiesa, una campagna persecutoria contro gli illuministi, tanto da far nascere e diffondere il sarcastico detto secondo cui “sottovesti e tonache dominano lo Stato”. In particolare sollevò grande indignazione la sua idea (o supposta tale) di cedere la Baveria all’Austria. La sua morte, nel febbraio 1799, fu perciò salutata a Monaco da manifestazioni di giubilo.




SFARZO ED ELEGANZA – Il palazzo di Benrath, con il suo bellissimo parco, costituisce un’opera d’arte “totale” per la struttura architettonica e le collezioni che vi sono custodite, ma nello stesso tempo si offre ai visitatori come sede di festosi ricevimenti e concerti.


Bella è la sala a cupola, affrescata, dalla quale si gode la vista dello specchio d’acqua, lungo 700 metri.


Anche le sale verso il giardino sono ornate con affreschi al soffitto. Mobili e opere d’arte non appartengono all’arredamento originale ma sono tuttavia dello stesso periodo in cui fu costruito l’edificio.
La pregevole collezione di porcellane Frankenthaler al primo piano del Corps de Logis comprende statuette di contadini e pastori.



Le visite guidate nel “locali nascosti” conducono in stanze da bagno, scale di servizio e camere degli ospiti.
Nell’ala occidentale è allestito il Museo regionale di Scienze naturali, utilizzato anche per le lezioni di biologia destinate alle scuole cittadine.
Il parco del castello è sotto tutela monumentale e naturalistica, in quanto vi nidificano specie avicole non frequenti in questa zona, tra cui allocchi e civette.


Nell’aranciera, residuo del vecchio castello, hanno sede la Biblioteca civica e un’università popolare.  

domenica 29 gennaio 2012

Blickling – Il luogo natale di Anna Bolena


Blickling entrò in possesso dei Boleyn nel 1431. Qui sarebbe nata Anne Boleyn – in italiano Anna Bolena – la sfortunata seconda moglie del re Enrico VIII. La struttura attuale della dimora risale tuttavia al XVIII secolo.


IL PERIODO DEGLI HOBART – Fu Sir Henry Hobart, giudice supremo d’Inghilterra al tempo di Giacomo I, a dare all’edificio, all’inizio del Seicento, le forme odierne. Non si poté tuttavia godere la sua creazione. Erano appena finiti i lavori, nel 1625, quando il proprietario morì. Circa un secolo e mezzo dopo John Hobart, secondo conte di Buckinghamshire, dispose ulteriori ampliamenti e curò personalmente il rinnovo degli arredi.


UN CASTELLO PER UN ARAZZO – John Hobart fu abile e apprezzato ambasciatore britannico in Russia. In ricordo del suo soggiorno a San Pietroburgo, la zarina Caterina la Grande gli fece un dono di particolare pregio: un arazzo che mostra lo zar Pietro il Grande vittorioso nel 1709 a Poltava contro gli svedesi. Dopo il ritorno in patria Hobart fece allestire una sala appositamente per questo regalo, e sembra che proprio in tale occasione abbia deciso di rimettere a nuovo il castello.


UN MAUSOLEO NEL PARCO – È dello stesso periodo anche la sistemazione del parco: chilometri di sentieri attraverso giardini e boschi, un laghetto artificiale, un piccolo tempio e un’aranciera. Vi sorge anche la piramide voluta da Hobart come proprio monumento funebre e dove ora giace accanto alle sue due mogli.


Ultimo proprietario di Blickling fu Philip Kerr, undicesimo marchese di Lothian, al quale si deve la legge degli anni Trenta sulla tutela dei castelli inglesi come edifici storici e sul loro affidamento a istituzioni di interesse collettivo. Fu così possibile salvare anche questo complesso: nessun privato si sarebbe potuto permettere il pagamento delle ellevate tasse di successione e i costi di manutenzione dell’enorme tenuta.


QUANDO SI DICE FEUDALISMO – Blickling, per la sua storia, legata ai grandi personaggi della corte inglese, è un ottimo esempio di come il concetto italiano della villa fosse entrato, abbastanza velocemente, anche nel mondo inglese, in sostituzione del castello (per contro, la Francia fu molto più lenta ad adeguarsi).


Quello che invece stentò moltissimo ad affermarsi è il linguaggio architettonico: bisognerà arrivare al Settecento inoltrato e il movimento neopalladiano perché anche le dimore di campagna inglesi adottino le forme classiche.


ANNA BOLENA, UNA BREVE FELICITÀ – è quasi certo, anche se non documentariamente provato, che Anna Bolena sia nata a Blickling e che si sia poi trasferita col padre nel castello di Hever. A diciott’anni conobbe il re Enrico VIII, che se ne invaghì. Il sovrano chiese al papa la facoltà di divorziare e al suo rifiuto proclamò lo scisma dalla Chiesa di Roma, autonominando se stesso capo della nuova Chiesa anglicana. Nel 1533 Anna arrivò così alla corte reale come seconda moglie di Enrico. Nel medesimo anno mise al mondo una figlia, la futura regina Elisabetta I. ma poco dopo il parto fu ripudiata dal re, il cui desiderio di un erede maschio aveva ormai raggiunto la follia. Nel 1536, con la falsa imputazione di adulterio, Anna venne arrestata e decapitata: poco dopo salì sul patibolo anche il fratello, ingiustamente accusato di rapporti incestuosi con la sorella. Quando due anni più tardi morì il padre, Sir Thomas Boleyn, Blickling fu incamerato dal demanio regio.


ECLETTICO MA AFFASCINANTE – La capacità tipicamente inglese di fondere in maniera originale caratteristiche architettoniche di disparata provenienza trova nel maniero di Blickling un esempio quasi perfetto, soprattutto nell’esterno. Stilemi autoctoni si mescolano con reminiscenze e influssi olandesi, germanici, rinascimentali (sia pure di riporto). La dimora prese forma mentre in Italia si andava consolidando il barocco: è difficile pensare a due mondi culturalmente così estranei.


UN CASTELLO DALLE NOTEVOLI ATTRAZIONI – Blickling è uno dei numerosi castelli gestito in modo esemplare dal National Trust – la fondazione che ha ispirato il FAI italiano – e offre ai visitatori un gran numero di attrazioni.
Un viale con siepi di tasso e case di stile olandese porta alla rossa facciata in mattoni del castello, scandita da eleganti frontoni mistilinei.


Le figure in rilevo sulla scalinata mostrano Anna Bolena, probabilmente nativa di Blickling, e sua figlia, la futura regina d’Inghilterra, Elisabetta I.



L’ambiente di maggior interesse è la Grande galleria, lunga ben 42 m e decorata con un bellissimo soffitto a stucchi. Qui è sistemata la biblioteca.
Il salone è ornato da pregevoli mobili, dipinti e soprattutto magnifici arazzi.

A disposizione dei visitatori sono inoltre un bel giardino e, un po’ appartato, un gradevole ristorante.
Per tutto l’anno, quasi ogni fine settimana, si tengono nell’immenso parco diverse iniziative: la ricerca dell’uovo a Pasqua, festival jazzistici, danze scozzesi, parate, fuochi d’artificio e concerti, voli in pallone aerostatico, la notte di Halloween e un mercatino di Natale.

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