Parole, parole...


Non avendo mai studiato la lingua italiana, molto spesso mi trovo di dover fare una piccola ricerca dei significati, sinonimi, provenienze e opposti di certe parole che sento  o leggo per la prima volta.
A volte mi sono imbattuta in certe spiegazioni e le origini che mi hanno colpito in modo particolare, fino a tal punto di rimanere semplicemente affascinata dal loro vero significato.
Vi li riporto qui, forse riuscirà a colpire anche qualcuno di voi:

(piccola avvertenza: sono tutte prese da web [a maggior parte qui, ma anche qui e qui e...., non mi ricordo più...], o copiate da libri; io non sono l’autore di nessuna di queste citazioni)

........................................................................................................................

Gazzetta - La parola è di origine tutta italiana e nacque a Venezia all'inizio del XVII secolo quando furono messi in vendita i primi giornali. Il nome era dato dal costo di questi giornali, la "gazzetta" era una piccola moneta veneziana d'argento, corrispondente a due soldi di altre regioni.
………………….

Libro - Viene dal latino liber, che voleva dire "libro" ma in origine era il nome che si dava alla scorza interna dell'albero, quella scorza che serviva per formare le tavolette su cui si scriveva.
………………….

Scappare - Perché di uno che fugge si dice che "scappa"? Perché in origine, per fuggire più rapidamente, ci si liberava della "cappa" (mantello) che quasi tutti portavano. "Scappare", dunque, etimologicamente, significherebbe "liberarsi del mantello".
…………………

Uomo - Deriva dal latino "homo".  Essa è legata, per l'origine, all'altro vocabolo latino "humus" che voleva dire "terra": a indicare dunque che l'uomo sarebbe un figlio della terra.
……………….

Sortilegio - "Arte" di predire la sorte per magia. Deriva da due parole latine: sors = sorte e légere = leggere. Cioè leggere la sorte, il destino; e leggerla s'intende come usano leggerla i "maghi" nelle carte, nel palmo della mano, nelle stelle, nella sabbia, eccetera.
………………..

Panico - E' lo stesso che spavento e anticamente era usato solo come aggettivo, tanto è vero che così è rimasto nella frase "timor pànico". Ora, la sua origine la troviamo nel nume boschereccio della mitologia, Pan, che, col suono della sua zampogna, metteva paura ai pastori.
……………….

Denigrare - Denigrare una persona vuol dire infamarla, screditarla, vituperarla. E' una parola, o un verbo, nel quale entra del "nero". Infatti deriva dal verbo latino (denigrare) che voleva dire "annerire", "render nero". Se ci pensiamo, denigrare una persona è come insudiciarle la faccia di nero, col carbone, almeno in senso figurato.
……………….

Coprifuoco - La parola "coprifuoco" ha una storia leggendaria. Nel Medioevo, al calar del giorno, la campana del borgo suonava il coprifuoco per avvertire i cittadini che dovevano coprire il fuoco con la cenere per evitare gli incendi. Nella costruzione delle case all'epoca abbondava l'uso del legno ed era molto facile che il fuoco si propagasse pericolosamente con una scintilla. Poi la parola assunse un significato diverso: nei paesi che erano sotto la minaccia di guerre o rivoluzioni interne, il coprifuoco indicava che i cittadini, dopo una certa ora, dovevano ritirarsi nelle loro case per evitare disordini e turbolenze.
……………….

Candidato - Al tempo di Roma antica colui che aspirava a una carica pubblica compariva in pubblico indossando una toga candida: per questo, lo chiamavano, qualche volta non senza ironia, candidatus.
……………….

Armadio - La parola nasce da armadium e nell'antichità era il luogo dove si conservavano le armi. Questo mobile, dove oggi riponiamo abiti e biancheria, era dunque il ripostiglio per archi e frecce. In origine l'armadio non era altro che una cavità nel muro e rozzamente divisa in scaffali da assi di legno. Solo più tardi divenne un vero e proprio mobile. Presso i Romani negli armadi si conservavano i ritratti di antenati scolpiti nella cera. Nel Medioevo gli armadi servivano soprattutto per custodire i libri (il vestiario e la biancheria si conservava in grossi cassettoni). Il XVIII secolo arricchì di fregi i mastodontici  armadi e più tardi ancora si applicarono gli specchi sulle ante. L'armadio poi divenne più basso, senza fregi e celava lo specchio all'interno... mentre oggi abbiamo sostituito l'armadio con le cabine armadio.
………………

Assassino - la parola "assassino" deriva dalla parola hashashin, il mangiatore di hashish, che era il nome dei membri di una setta medioevale sciita, agli ordini di un certo Vecchio della Montagna, che secondo le cronache dei Crociati da un lato, e di Marco Polo dall’altro, si drogavano con l’hashish prima di commettere assassini o azioni militari.
Una tecnica poi mutuata da vari eserciti moderni, ad esempio quello statunitense in Vietnam e in Iraq. Secondo altre versioni l’hashish veniva invece consumato durante gli intervalli fra le azioni militari, oppure somministrato alle vittime.
………………

Moneta - Il termine ’’moneta’’ deriva dal latino ’’monere’’ cioè ’’ammonire’’. Nel tempio romano della Dea Giunone, detta ’’l’ammonitrice’’, era situata la zecca dell’Impero. Per questo gli oggetti che uscivano da quel santuario venivano chiamate ’’monete’’.
………………

Auguri - Il termine ’’augùri’’ deriva dagli indovini ’’àuguri’’ che nell’antica Roma fornivano responsi osservando il volo degli uccelli. Essi, dopo aver delimitato il cielo in quattro zone, consideravano il tipo di uccello, la direzione del volo, ecc..
Insomma quando dite a qualcuno: ’’Auguri!’’, gli state dicendo: ’’Guarda l’uccello che si alza (in volo).’’
………………

Pettegola - L’origine del termine ’’pettegola’’ è molto starno. Deriva da ’’peto’’, per allusione ad un’incontinenza verbale di chi è pettegolo. Insomma dar del pettegolo a qualcuno
è come dirgli che ’’scureggia maldicenze’’.
……………..

Desiderare -  De + siderare: fissare attentamente le stelle (sperando che da esse scenda qualcosa di buono). Giulio Cesare nel De Bello Gallico: I desiderantes erano quei soldati che alla sera, dopo la battaglia aspettavano sotto le stelle con la speranza di veder apparire all’orizzonte i compagni che non erano ancora tornati. Desiderare quindi come “star sotto le stelle ad aspettare” qualcuno che si vorrebbe lì con sé.
……………..

Sandwich - La parola deriva dal nome del IV Conte di Sandwich, giocatore d'azzardo talmente accanito che pur di non dover abbandonare il tavolo da gioco si faceva preparare per pranzo i panini che poi presero il suo nome. I Bresciani usano il termine "maloamen" per dire che qualcuno è un poco di buono.
……………..
Maloamen - frutto della mente delle vecchiettine che, non avendo potuto studiare latino, quando andavano a messa travisavano quello che il prete diceva... Cosi la frase "libera nos a malo, amen" veniva interpretata come "liberaci dai maloamen", esseri perfidi e malvagi.
……………..

Mutande - Se questo indumento intimo si chiama così ci sarà pur un motivo valido...Mutande deriva dal verbo "mutare": cambiare spesso.
……………..

Mortadella -Diminutivo del latino murtata (femminile di murtatus, condito con mirto – myrtàtum o murtàtum). Un tempo si immettevano coccole di mirto nei salumi, quando non era divulgato l’uso del pepe.
……………

Glamour - La parola GLAMOUR è una storpiatura a livello fonetico del termine inglese GRAMMAR. Chi sa parlar bene affascina
…………….

 Negozio - "nec" particella negativa + "otium" ozio. Occupazione, attività.
      
……………..
      
Ribelle = lat. Rebellem da RE: di nuovo e da BELLUM: guerra prop. che ricomincia la guerra e dicevasi di coloro che dopo essersi arresi si sollevavano in armi contro il vincitore.

……………
    
Religione - Il termine religione deriva dal latino relìgio, la cui etimologia non è del tutto chiarita: secondo Cicerone, la parola deriva dal verbo relegere, ossia "rileggere", intendendo una rilettura degli eventi naturali come opera di entità soprannaturali.[1]
Invece Lattanzio,[2] ripreso da sant'Agostino,[3] sostiene che la parola deriva da un altro verbo: religàre, cioè "legare, vincolare", nel significato di legare l'uomo alla divinità. Religàre può indicare anche l'idea di vincolare gli uomini nella comunità, sotto le stesse leggi e lo stesso culto.
Altre possibili etimologie, benché meno probabili, fanno risalire la parola ai verbi relegàre ("allontanare, dividere", che sottolinea la separazione tra le cose sacre e profane), religere ("considerare diligentemente" gli dei), e re-eligere (scegliere ancora, effettuare una nuova scelta).

1^ De natura deorum II, 28, 72
2 ^ Divinae institutiones IV, 28
3 ^ Retractationes I, 13
   
 ………………….
    
 Vaf******lo - Piccola etimologia sul “vaf*******lo”. Non si tratta -come spesso si crede: “vai a fare in c**o”-, bensì di ‘vaffa'+'c**o’; il vaffa era il palo che si utilizava in epoca medioevale per impalare. quando diciamo a qualcuno “vaf******lo” gli stiamo augurando di morire con un palo, proprio lì.
   
…………………

Eclettico - nei suoi significati di "di artista e della sua opera, il cui stile si compone di elementi tratti da diverse correnti" e di "chi ha diversi e molteplici interessi o attività", tratti dal dizionario Zingarelli 2008, lo trovo affascinante. Eclettico, dal greco eklekticòs, "atto a scegliere".
      
…………………
     
Intimità - etimologicamente da intimo, superlativo latino di internum, interum, che significa interno dell'interno, cioè profondo.

…………………
     
Compassione - dal latino compassionem,formato da com-passus,moto dell'animo che ci fà sentire dispiacere o dolore dei mali altrui,quasi li soffrissimo noi.
     
………………….
     
Simpatia - dal greco συμπάθεια (sympatheia), συν + πάσχω = συμπάσχω, soffrire insieme. Significato praticamente identico per compassione , dal latino, “cum patior”, di nuovo “soffrire insieme”. Simpatia e compassione etimologicamente sono la stessa cosa. Assumono poi in italiano significati di flavour diverso, ma entrambi rimandano intimamente all’idea di provare un sentimento “insieme” all’altro.
      
……………………
     
Dimenticare e scordare - Non sono perfettamente sinonimi. Nel primo verbo è nascosto l’etimo latino “mens, mentis”, mente; nel secondo “cor cordis”, cuore, latino anch’esso. Tirar via, cancellare dalla mente oppure, di contro, dal cuore. Si dimentica una penna. Ci si scorda di un amico.
     
………………….
    
Dolère - dal latino dolère, ovvero sentir dolore. Fa riferimento al corpo. Si parla di dolore fisico quindi. Soffrire - da suffèrre, sùb (sotto) e fèrre (portare), ovvero sopportare. Fa riferimento alla mente. Si parla di sofferenza mentale quindi.
    
 …………………
    
Infinocchiare - Perché si dice “infinocchiare” per significare il “dare una fregatura” ? Oggi se si va in birreria con mezza chiara si mangiucchiano patatine, noccioline, olive ed anacardi. Gli osti romani invece, quando ancora c’erano le osterie, insieme al quartino avevano l’usanza di servire da sgranocchiare del finocchio che ha la proprietà di pulire bocca e predisporla in modo tale che qualunque vino bevuto a seguire sembra buonissimo, inclusi quelli di bassa qualità o annacquati.
     
 …………………
   
 "In greco «ritorno» si dice nóstos. Algos significa «sofferenza». La nostalgia è dunque la sofferenza provocata dal desiderio inappagato di ritornare. Per questa nozione fondamentale la maggioranza degli europei può utilizzare una parola di origine greca (nostalgia, nostalgie), poi altre parole che hanno radici nella lingua nazionale: gli spagnoli dicono añoranza, i portoghesi saudade. In ciascuna lingua queste parole hanno una diversa sfumatura semantica. Spesso indicano esclusivamente la tristezza provocata dall'impossibilità di ritornare in patria. Rimpianto della propria terra. Rimpianto del paese natio. Il che, in inglese, si dice homesickness. O, in tedesco, Heimweh. In olandese: heimwee. Ma è una riduzione spaziale di questa grande nozione. Una delle più antiche lingue europee, l'islandese, distingue i due termini: söknudur: «nostalgia» in senso lato; e heimfra: «rimpianto della propria terra». Per questa nozione i cechi, accanto alla parola «nostalgia» presa dal greco, hanno un sostantivo tutto loro: stesk, e un verbo tutto loro; la più commovente frase d'amore ceca: styská se mi po tobe: «ho nostalgia di te»; «non posso sopportare il dolore della tua assenza». "

(da: L'ignoranza, M. Kundera)
    
 ……………………
   
 Maceria - Esteso accumulo di rovine di uno o più edifici crollati o abbattuti.
Dal latino maceria, ‘muro rustico di cinta innalzato senza calce’, derivato da un tema *macos di etimologia incerta e collegato al greco másso, ‘io impasto’, al greco magís, ‘l’impasto’ e all’antico sassone maken, ‘costruire’. Secolo XII.
     
…………………
Alfiere - La parola alfiere ha un'origine su cui si è a lungo discusso, alcuni la vedevano provenire dalla radice germanica Halp- (soccorso, aiuto), ma manca l'aspirazione. Altri vi rintracciavano la base latina Ferens (che porta), ma sappiamo per certo che la parola è entrata in Spagna per mezzo degli arabi.
Bisogna quindi risalire al pezzo degli scacchi: lo spagnolo alfil, corruzione di alfiro, viene direttamente dall'arabo-persiano al-fil, ovvero l'elefante. Infatti il gioco, nato in India e subito spostatosi in Persia, inizialmente rappresentava sulla scacchiera una tipica formazione di battaglia del luogo, con carri, fanteria, cavalleria e, appunto, elefanti.

………………………

Pagano - il termine viene dal latino paganus, contadino, e pagus, villaggio

Martire - dal gr. mártyr, testimone
In tanti si sono chiesti com'è che dai contadini siamo arrivati ai miscredenti. L'ipotesi più accreditata è quella che ritorna agli esordi dell'espansione cristiana a Roma, dove la nuova fede si inserì per prima tra la nobiltà cittadina e solo dopo, molto dopo, riuscì a riunire tutti quelli che abitavano nelle campagne. Da qui l'equazione succitata, un uso così netto del termine viene anche dal fatto che i primi cristiani vedevano se stessi come una vera e propria milizia, una forza organizzata anche se non armata, in contrapposizione con la realtà del pagus.

………………….

Sincero/Sincera - La parola deriva dalla composizione delle parole spagnole sin e cera (=senza cera). Sembra che gli scultori d’epoca rinascimentale usassero scolpire in unici blocchi di marmo, monoblocco. In caso di errore, scheggiatura, imperfezione ponevano rimedio con la cera. Da qui, un’opera “con cera” era un opera imperfetta e, per derivazione “disonesta”; mentre un’opera “sin cera” (senza cera) invece stava a significare perfetta, onesta. Sincera appunto. (Dal “Cripto, Dan Brown)

…………………

Losco - dal latino luscus='cieco da un occhio'. Si dice di chi, per difetto della vista, è costretto a guardare stringendo gli occhi e aggrottando le sopracciglia.
Usato in seguito anche per definire un individuo disonesto (contrario di sincero), es. "Un losco individuo".

………………

Persona - Ha un'origine etrusca: i romani, nel primo periodo del loro insediamento, assistevano spesso agli spettacoli di strada degli attori etruschi, gli histrio-->istrioni (altra parola con tale origine), e chiamarono così le maschere di legno usate da questi perchè capaci di far risuonare la voce (per-sonàre). Da qui si passò al personaggio, l'individuo rappresentato sulla scena, e in tempi più recenti al più vasto significato attuale. E' curioso che il suo significato originario faccia riferimento ad una maschera. Dietro una persona, come dietro una maschera, c'è altro, c'è molto di più. C'è qualcosa che non riusciremo mai a cogliere del tutto finchè non ci viene svelato.

……………..

Speciale - dal latino, “specialem”, da “specie”, “figura”, “immagine”. Indicante appartenenza o dipendenza. Particolare ad una specie, in opposizione a generale.
Quando si dice “speciale” pertanto non si intende (o non si dovrebbe intendere) come un vago sinonimo di "originale", "non cumune", etc etc… bensì con "speciale" si intende qualcosa di “perfettamente corrispondente” dipendente, funzionale, a qualcos’altro, a quella forma, a quella specie. Per esempio, una particolare serratura ha bisogno di una chiave “speciale” ossia fatta apposta proprio per quello.

……………….

Ciarlatano - i poeti erranti medievali vagavano di città in città cantando spesso le mirabili gesta di Carlo Magno. Si iniziò a dire che facevano il Carlocantare... da cui Carlotanare --> Ciarlatanare --> Ciarlatano.

……………..

Entusiasmo - Questa parola greca significa «commozione di viscere, agitazione interiore». I greci inventarono questa parola per indicare le scosse dei nervi, la dilatazione e la contrazione degli intestini, le violente palpitazioni del cuore, il corso precipitoso di quegli spiriti di fuoco che salgono dalle viscere al cervello quando si è violentemente commossi?
Oppure si diede il nome di entusiasmo, di turbamento delle viscere alle contorsioni di quella Pizia che, sul tripode di Delfi, riceveva lo spirito di Apollo per una via che non sembra fatta altro che per ricevere dei corpi?
Cosa intendiamo, noi, per entusiasmo? Quante sfumature nei nostri sentimenti! Approvazione, sensibilità, emozione, turbamento, affanno, passione, impeto, demenza, furore, rabbia: ecco tutti gli stati per i quali può passare questa povera anima umana.
Un geometra assiste a una tragedia commovente: nota soltanto che è ben rappresentata. Un giovane al suo fianco è commosso e non nota nulla; una donna piange; un altro giovane è talmente eccitato che, per sua sventura, si mette a scrivere anche lui una tragedia: si è preso la malattia dell'entusiasmo. Il centurione o il tribuno militare, che consideravano la guerra solo come un mestiere nel quale si poteva fare un po' di soldi, andavano tranquilli a combattere, come un muratore sale su un tetto. Cesare piangeva contemplando la statua di Alessandro. Ovidio parlava d'amore con spirito; Saffo esprimeva l'entusiasmo di questa passione; e se è vero che essa le costò la vita, fu perché in lei l'entusiasmo si convertì in demenza. Lo spirito di partito dispone in modo sbalorditivo all'entusiasmo: non c'è fazione che non abbia i propri energumeni.
L'entusiasmo è soprattutto il retaggio della religiosità male intesa. Il giovane fachiro che, nel dire le sue preghiere, vede la punta del suo naso, si monta a poco a poco sino a credere che, se si carica di catene del peso di cinquanta libbre, l'Essere supremo gliene sarà molto grato. Si addormenta con la fantasia piena di Brahma, e naturalmente lo vede in sogno. Qualche volta, fra il sonno e la veglia, dai suoi occhi sprizzano scintille: vede Brahma splendente di luce, cade in estasi, e questa malattia diventa spesso incurabile.
La cosa più difficile è il saper congiungere ragione ed entusiasmo; la ragione consiste nel vedere sempre le cose come sono; chi, nell'ubriachezza, vede doppio, è in quel momento privo di ragione.
L'entusiasmo è come il vino: può suscitare tanto tumulto nei vasi sanguigni e così violente vibrazioni nei nervi,che la ragione ne viene ottenebrata. Può anche causare soltanto leggere scosse, che provocano nel cervello un'attività un poco più intensa del normale: è quello che accade nei grandi moti d'eloquenza, e soprattutto nella poesia sublime.
L'entusiasmo ragionevole è il dono dei grandi poeti.
Questo entusiasmo ragionevole è la perfezione della loro arte; è quel che fece credere un tempo che essi
fossero ispirati dagli dei; ed è ciò che non fu mai detto degli altri artisti.
Come può la ragione governare l'entusiasmo? Un poeta traccia dapprima l'ordito della sua opera; e la ragione guida la sua penna. Ma, se vuole animare i personaggi e infondere loro la forza delle passioni, allora l'immaginazione si accende e subentra l'entusiasmo; è come un corsiero che prenda la mano, ma corra lungo una strada regolarmente tracciata.
( dal Dizionario filosofico di Voltaire).

……………..

Caro, cara - Dal latino “carus” , prezioso, costoso, per derivazione dal verbo “careo”, io manco, da cui anche “carestia”, situazione in cui i beni scarseggiano ed i prezzi salgono. È a noi quindi “caro”, prezioso, qualcosa, e per estensione qualcuno, che ci “manca”, di cui avvertiamo al contempo il bisogno e l’assenza.
Dal greco “chairo”, rallegrarsi, godere, provare piacere; ci è "caro" ciò che (la persona che) ci rallegra, ci dà gioia, piacere.

……………….

Addirittura! - perfino o assolutamente

……………….

Sapere - dal latino sàpere: avere o sentir sapore. Figurativamente aver senno, esser saggio, con collegamento diretto dal greco saphès, di sapore penetrante, metaforicamente quindi evidente, manifesto, e sophòs, che ha buon naso, che investiga, saggio. Da qui anche il termine sapiènte.
Sapore - dal latino sapòrem. a sua volta da sàpere, aver gusto, di cose che si mangiano o bevono, indica la sensazione che alcune sostanze o liquidi risvegliano agendo sul senso del gusto.
L'etimologia ci ricorda che il sapere, come il sapore, sono dei piaceri. Per tacer del fatto, che ci vuole esercizio, occorre educarsi, assaggiare, per imparare ad apprezzare il sapore del cibo (e del sapere).
“Sapere” etimologicamente è dunque legato a filo doppio (significa praticamente la stessa cosa) con “sapore”. “Colui che sa”, soggetto, conosce, intende; “colui che sa”, complemento oggetto, ha, per così dire, un sapore, un gusto.

………………

Cravatta - Deriva da francese “cravate” che sta per “croata”. Nome attributo ad una sorta di sciarpetta che indossavano in battaglia per meglio riconoscersi nella mischia le truppe croate che nel 1600 combattevano in Francia.
Oggi la cravatta si indossa nelle più svariate occasioni, sia quotidiane che di circostanza. A retaggio dell’uso originario è praticamente d’obbligo nelle riunioni di una qualche importanza, nei consigli di amministrazione per esempio, o nelle gare d’appalto, e quant’altro del genere, tutto molto paludato e chic insomma. A dire, gli odierni campi di battaglia d’occidente, dove silenziosamente, tra un sorriso, una stretta di mano, un caffè ed un pasticcino capita si consumino, a volte, carneficine inenarrabili.

………………

Schiavo/a , dal lat. Sclàvus. Dobbiamo il significato odierno al latino medievale. Con l’ introduzione eufonica della lettera c in slavu (m) che significa slavo.
Questo termine significò per un po’ slavo, ma presto diventerà schiavo. Quando la parola Sclavus (gli Slavus, abitanti della Slavonia) in Germania venne adoperata per indicare lo schiavo, (servo nei sec X e XI), periodo in cui avrà luogo un robusto fenomeno di commercio di schiavi slavi che transitavano da oriente a occidente. Da qui la ragione dell’uso di questo vocabolo nel nostro linguaggio nel Duecento, infatti fu in quest’epoca che in Italia si importarono gli schiavi slavi dalle regioni sud-est europee e dalle sponde del Mar Nero.
Lo schiavo o schiava, colui o colei che perduta la sua libertà è in completa podestà altrui.
L’essere schiavi è il dipendere totalmente da un altro. Servirlo. Essere dediti totalmente a... Usato più ampiamente per indicare vari modi di essere. Schiavi d’amore, schiavi del sesso, schiavi del lavoro e così via.

……………….

Per i veneti, i denari sono gli "schei": al tempo del regno Lombardo-Veneto circolavano i kreuzer, monete austriache, sul retro delle quali era scritto "scheidemunze". Non conoscendo la pronuncia precisa del tedesco, il gioco fu presto fatto.

……………….

Zero - Giunto dal lontano oriente, per vie travagliate e confuse, lo zero fu nomato, da coloro i quali lo accolsero presso le nostre rive con lo stesso nome della brezza leggera, o del vento tempestoso e violento d'Omero: Zefiro. I veneti lo trasformarono inizialmente il zefro, da lì, neanche a dirlo, zero.

………………

Cifra - L'attuale termine italiano "cifra" ha la stessa origine etimologica di "zero": la base è l'arabo "çifr" o "sifr", a sua volta proveniente dal sanscrito "sūnya" col significato di "vuoto, nulla" e per estensione di "insieme vuoto".
In italiano poi i due termini hanno preso strade lievemente diverse, pur mantenendo un aspetto fonetico simile; nel latino medievale troviamo il fantasioso adattamento "zephiru(m)", citato sopra, mentre parallelamente si sviluppa "cifra(m)".
In altre lingue che hanno attinto dalla stessa origine ad oggi la differenza è meno marcata, come nel caso dell'inglese dove "cipher" ha anche il valore di "zero, nullo".

……………..

Insegnare - Lat. tardo insignare col senso originario di "imprimere", comp., di in- e signare "segnare". Fra le tante definizioni, ho scelto la seguente: indicare, mostrare (insegnare il cammino); rivelare (insegnare la verità, un segreto).

…………….

Alchimia - deriva dall'arabo al-kimiyah, al-kimiyà o al-khimiyah (الكيمياء o الخيمياء), composto dell'articolo al- e della parola kimiyà che significa "pietra filosofale" e che a sua volta, sembrerebbe discendere dal termine greca khymeia (χυμεία) che significa "fondere", "colare insieme", "saldare", "allegare", ecc. (da khumatos, "che è stato colato, un lingotto"). Un'altra etimologia collega la parola con Al Kemi, che significa "l'arte egizia", dato che gli antichi Egiziani chiamavano la loro terra Kemi ed erano considerati potenti maghi in tutto il mondo antico
Il vocabolo potrebbe anche derivare da kim-iya, termine cinese che significa "succo per fare l'oro".

……………..

Clero - Il clero è quella parte di fedeli che, nell'ambito di una religione, ha un ruolo distinto e spesso direttivo o anche semplicemente retribuito. Il termine è sorto originariamente nel Cristianesimo, ma può essere applicato a quasi tutte le religioni organizzate.
Dal greco κληρος (che viene a sua volta da κλάω = spezzare, distruggere, rompere). Dal primo significato di sorte, passò ad indicare il lotto di terra (in particolare delle colonie), formalmente dello stato, assegnato appunto in sorte agli spartiati e trasmesso ereditariamente (da qui anche il significato di eredità). Nel Nuovo Testamento la parola compare già col significato di parte eletta dei fedeli, che ha un'eredità in cielo.

.............................

Laico - La parola laico viene dal greco λαϊκός, laikós - uno del popolo, dalla radice λαός, laós - popolo.
La parola è originata dal greco λαikòς - del popolo, estensione del termine λαός, laós - popolo e contraddistingueva l'appartenente alla moltitudine degli uomini in contrapposizione agli appartenenti a una comunità chiusa.
Il termine fu poi usato in ambito religioso per indicare colui che, appartenente alla moltitudine dei fedeli, non è appartenente alla gerarchia del suo clero, la comunità chiusa.
L'insieme dei fedeli laici è detto laicato.
Il termine laico nell'accezione moderna del termine ha significato di "aconfessionale", ossia di slegato da qualsiasi autorità ecclesiastica e da qualsiasi confessione religiosa.
Negli ultimi anni il termine laico viene invece utilizzato in maniera impropria per indicare un generico agnostico o ateo. Tale uso è semanticamente scorretto, in quanto laico ha significato di svincolo dall'autorità ecclesiastica, ma non inficia la professione di una particolare confessione religiosa: per cui si possono distinguere laici credenti da laici non credenti.
L'abuso del termine in sede politica, in funzione di sinonimo perfettamente sovrapponibile ad anticlericale o ateo, ha generato l'utilizzo del termine spregiativo laicista con un significato simile e opposto all'uso del termine spregiativo clericale per indicare persone che si autodefiniscono "laiche" e si comportano come anticlericali. L'uso del termine è errato poiché si tratta di una estensione di un termine, laico, che già rappresenta l'estensione del termine λαός, laós - popolo.

Oggi esso ha anche altri significati:

Nella Chiesa cattolica si utilizza la denominazione di laico anche per tutti i credenti non presbiteri: cioè per coloro che in forza del loro battesimo sono cattolici, ma non hanno il ministero sacerdotale.
Nel linguaggio politico il laico è chi propende per una netta separazione della vita delle istituzioni dall'influenza delle confessioni religiose, ossia per indicare chi si ispira ai valori della laicità. Per estensione laico è anche chi desidera una minore influenza delle confessioni religiose nella società.
Laico è anche una persona priva di pregiudizi. Ragionare laicamente è un a espressione usata per indicare un ragionamento che non parte da presupposti aprioristici e non sfocia in prese di posizione immodificabili.
Il termine laico viene usato nel contesto di professioni specializzate per riferirsi a chi non pratica la stessa professione. Laico è un membro del Consiglio Superiore della Magistratura che non appartiene all'ordine dei magistrati. Laico è anche il magistrato onorario, non togato, ossia il magistrato non professionale, che non è stato selezionato nell'ambito della magistratura con ordinario concorso.

…………………

L'assonanza fra lo «Zeus» greco e il «Deus» latino, lungi dall'essere casuale, va inquadrata in quella che Max Miiller, padre della linguistica religiosa, considerava «la scoperta più importante che sia stata fatta nell'Ottocento riguardo alla storia antica dell'umanità», e cioè l'equazione etimologica:
                                      Dyaus-Pitar = Deus Pater = Juppiter

Da wikipedia:
Zeus (in greco Ζεύς) nella mitologia greca è il re e padre degli Dei, il sovrano dell'Olimpo, il dio del cielo e del tuono. I suoi simboli sono la folgore, il toro, l'aquila e la quercia.
Etimologia - Zeus, che viene spesso poeticamente chiamato con il vocativo Zeu pater (O padre Zeus! ), è l'evoluzione di Di̯ēus, il dio del cielo diurno della religione Protoindoeuropea chiamato anche Dyeus ph2tēr (Padre Cielo). Il dio era conosciuto con questo nome anche in Sanscrito (Dyaus/Dyaus Pita) e in latino (Jupiter, da Iuppiter, che deriva dal vocativo indoeuropeo dyeu-ph2tēr) lingue che elaborano la radice dyeu- ("splendere" e nelle sue forme derivate "cielo, paradiso,dio"), nonché nella mitologia germanica e norrena (Tīwaz >, in Alto tedesco antico Ziu, in norreno Týr) unito con il latino deus, dīvus e Dis (una variazione di dīves) che proviene dal simile sostantivo deiwos.

……………………………………

Caos - deriva dal latino "chaos". il senso primitivo sembra essere quello di ampia voragine in cui erano commisti, prima che nascesse il cosmo, i quattro elementi fondamentali (acqua,terra,fuoco ed aria).
[ Secondo la mitologia greca Caos era una divinità primordiale che rappresentava l' immenso spazio vuoto da cui nacquero tutte le cose.Dapprima generò Gea (la terra) poi l' Ebro e la Notte, che generarono Emera (il giorno) ed Etere (la luce del cielo). Da Gea nacquero il Cielo e il Mare.]
Per caos comunque si intende lo stato originario della materia, prima che il mondo fosse ordinato; in senso figurato, disordine, confusione.

………………………………

Simbolo - termine (dal greco symbàllò, «metto insieme») designante in origine le due metà di un oggetto che, spezzato, può essere ricomposto avvicinandole: in tal modo ogni metà diviene un segno di riconoscimento. Da questa primitiva funzione pratica il termine ha poi derivato una funzione rappresentativa (uno «stare in luogo di»), per cui il simbolo si avvicina strettamente al segno, sino talora a confondersi con esso. In linea generale però il simbolo si distingue nettamente dal segno. Secondo la definizione di Hegel, il segno «rappresenta un contenuto del tutto diverso da quello che ha per sé», cioè tra il segno e ciò che esso significa vi è un rapporto di reciproca indifferenza e convenzionalità; il simbolo invece «è più o meno il contenuto che esso esprime come simbolo»: qui infatti il contenuto non è indifferente, poiché tra simbolo e oggetto simbolizzato si pongono relazioni di somiglianza o analogia (per esempio la bilancia per simboleggiare la giustizia e simili).

…………………………

Adorare - La parola adorare è latina e ha molti significati diversi: significa portare la mano alla bocca parlando con rispetto, inchinarsi, mettersi in ginocchio, salutare e, infine, nel senso più comune, rendere un culto supremo.

……………………..

Cruscotto - indica quella parte dell'autovettura antistante il guidatore. Ha mutuato senza variazioni il suo nome dalla quella parte della carrozza a cavalli antistante il vetturino, il cruscotto appunto, dove si teneva la "crusca" per i cavalli.

……………….

Divertire - dal latino divèrtere oppure devèrtere cioè: volgere altrove, in direzione opposta o deviare.

………………..

Sarcasmo - nell'etimologia greca ha un significato forte: «lacerare le carni» (da σρξ σαρκς «carne»)]. Ironia amara e pungente, ispirata da animosità e quindi intesa a offendere e umiliare, che a volte può anche essere espressione di profonda amarezza rivolta, più che contro gli altri, contro sé stessi.

…………………

Mortificare - da noi, nel linguaggio colloquiale, identifica un parlare sarcastico volutamente offensivo, umiliante al punto da annichilire, dare la morte a sferzate di lingua.

………………..

Etimologia - Composizione, dal greco, di “ètymos” (ragione delle parole) e “logia”, da “logos”, discorso, ragionamento. Etimologia significa pertanto un discorso, un ragionamento sul perché, sulla ragione delle parole, indagare sul loro vero senso.
Le parole, sembra suggerire l’etimo dell’etimologia, hanno sempre un perché, come dire, a prescindere. Una volta create e pronunciate vivono di quella vita propria tutta loro costruita con tutto ciò di cui, nel bene e nel male, le carichiamo noi che le inventiamo e scriviamo e pronunciamo.

……………….

Fotografia - scrivere con la luce. Fotografare, infatti, è trasformare la realtà in immagini, catturandone la luce. Alcuni ritengono che la parola fotografia derivi dal greco; secondo lo Zanichelli, invece, deriva dal francese photografie, comp. di "photo-foto" e "graphie-grafia", 1840.

……………..

Curioso - Dal latino, "curiosus", a sua volta sempre dal latino "cura", che significa sollecitudine, cura, interesse, attenzione.
Curioso è pertanto, etimologicamente, colui che ha a cuore le cose, ad esse è attento, se ne interessa.

………………….

Spigazione nonciclopedica per il "perbenista":
- Il perbenista è un mostro terrificante, generato dall'unione incestuosa tra padre Fedele e la signorina Rottenmeier. Lo si trova praticamente ovunque, ma i suoi habitat preferiti sono la scuola, la chiesa, e, in genere, qualunque luogo in cui ci sia un branco di poveracci inermi da tormentare.
Il perbenista si riproduce generalmente per mitosi (sebbene ci siano delle eccezioni), e ciò gli ha consentito di proliferare e di insediarsi ovunque nel mondo, soprattutto nei posti di potere.
È sovente affetto da doppia personalità.
Nella vita pubblica tormenta le sue vittime, le giudica e le condanna per i loro comportamenti immorali e blasfemi, facendole sentire in colpa per il solo fatto di volersi godere la vita.
Nella vita privata pratica con successo e gratificazione il sadomasochismo, organizza orge e stupri di massa, si ubriaca, si droga, ed è protagonista assoluto delle stragi del sabato sera.
Tutto ciò avviene dove nessuno lo conosce, in particolar modo nei villaggi turistici e nelle località marittime estere, perché il perbenista tiene moltissimo alla sua immagine pubblica nell'ambiente in cui vive abitualmente.

…………………

Schizofrenia - Composto delle parole greche schizo e phrenos, ha assunto il significato odierno di 'mente scissa' solo per traslazione, in un tempo di molto posteriore. I greci individuavano infatti il centro vitale degli uomini, e dunque anche la facoltà del pensiero all'interno cuore. Li smentirà Galeno qualche secolo più tardi.
Schizofrenico non indica, come oggi si intende, una mente disgregata: significa invece 'cuore spezzato'.

…………………..

Meraviglia,  Maraviglia, [sec. XIII; latino mirabilía, cose meravigliose (neutro pl. dell'agg. mirabílis, mirabile )] - "cosa che desta l'ammirazione. Lo Stupore che destano le cose nuove,grandiose perfette, insolite"; "La meraviglia è il sentimento di viva sorpresa suscitato da una cosa nuova, strana, straordinaria e inattesa."…. La maraviglia è anche una Spezie di bietola a foglie di più colori.

………………….

Progetto - dal latino Pro jéctus... gettare avanti: ciò che si ha intenzione di fare in avvenire; l'abbozzo di una cosa.

…………………

Coerenza - Dal latino cohaerere, che a sua volta viene da cum (insieme) unito con aerere, (essere attaccato) con participio passato cohesus. Sta ad indicare una non contraddizione, una fusione, un attaccamento appunto tra pensiero, parole ed atti.
La coerenza consiste pertanto non, via via che il tempo trascorre, nel pensare sempre la stessa cosa, avere sempre la stessa opinione o agire sempre allo stesso modo, ma nella corrispondenza tra pensiero ed azione.

……………..

Ossesso - Dal lat. OBSESSUS participio passato del verbo OBSIDERE (composto di OB intorno e SEDEO mi poso, seggo, dimoro), che vale star seduto presso qualcuno in modo da isolarlo dalle altre persone, assediare e importunare con assiduità, occupare, impadronirsi; e ai tempi cristiani tormentare con illusioni, parlando dello spirito maligno.
Angustiato, infestato, invasato dal demonio.

…………………

Verità - Prima di farsi catturare dalla concezione metafisica dell'essere - rileva Heidegger - l'antica parola greca alètheia ("verità") indica il venir ad apparire, provenendo da un fondo oscuro che rimane nascosto, ma senza di cui non potrebbe nemmeno manifestarsi ciò che appare (Lèthe è infatti il nascondimento, e l'alfa privativo che sta all'inizio della parola alètheia indica appunto la negazione del nascondimento, ossia l'emergere, provenendo da ciò che rimane nascosto). (Emanuele Severino, La filosofia contemporanea)

………………..

Pensare, pensiero - Dal latino “pensare” sta per meditare, considerare, riflettere, ponderare. A sua volta da “pendere” sempre latino, che significa pesare.
Interessante notare che il “pensum” , da cui “pensiero”, stava ad indicare la quantità di lana, pesata appunto, da affidare alla schiave tessitrici (ancellae pensiles) per la filatura, la quantità di materia da lavorare e quindi per estensione il tema da trattare. Pensare, esercitare l'azione del pensiero quindi significa trattare un tema, svolgere una attività, fare un qualcosa di pesante, considerare qualcosa o qualcuno di peso appunto, di rilievo, importante.

………………

Bucato - Il termine "bucato" è il participio passato del verbo romanzo "bucare", equivalente al francese bukon che indicava proprio l’operazione del fare il bucato con la liscivia. In Germania anche oggi si usa il corrispettivo bauchen.
L’origine, comunque, pare risalga ai reparti militari romani di stanza ai confini con i Germani, in epoca imperiale. Ciò spiegherebbe, fra l’altro, la ragione per la quale anche in Italia si è diffusa l’espressione fare il bucato anzi che quella - che sarebbe stata più logica - di fare il lavaggio

In epoca pre-lavatrice i lavaggi venivano effettuati sovrapponendo più starti di tessuto in un grande tino, versando poi , più volte, acqua bollente e cenere (liscivia di cenere per la precisione) che come noto ha potere sbiancante. Quindi alte temperature per disinfettare, cenere per sbiancare. L’operazione veniva ripetuta 3-5 volte fino a pulizia totale. Ovviamente tra una volta e l’altra c’era il problema di eliminare l’acqua mista a cenere sporca del ciclo precedente prima di versarne di nuova e ciò veniva fatto togliendo il tappo e quindi aprendo un foro apposito presente in prossimità della base del tino, a dire l’equivalente dello scarico che è una delle fasi del ciclo di lavaggio nelle moderne lavatrici. L’operazione quindi avveniva in un "tino bucato", da cui questo singolare nome. (dai racconti delle nonne). Il Dizionario Etimologico del Pianigiani, è soprendentemente indeciso tra queste due teorie, con l'aggiunta a mero titolo di cronaca di una fantasiosa discendenza dalla radice celtica BOG, bagnare. Si aggiunge anche che il tino bucato in origine era nientemeno che un tronco d'albero privo di midollo.

………………..

Leggenda - dal latino “legenda” letteralmente “che deve essere letto”, “degno di esser letto”.
Vocabolo originariamente relativo alle vite dei santi, delle quali in certi giorni si assegnava il brano da leggere per esser meditato, per estensione nel tempo prese anche il significato di “cosa meravigliosa” e poi ancora estendendo di racconto antico e tradizionale che si tramanda di generazione in generazione.

……………….

Prendere - dei latini, accipere. Come tutti i verbi latini aveva un significato molto ampio che poteva mutare a seconda della situazione, ma nella sua interpretazione più "fisica" si è regolarmente evoluto in quella che oggi è una voce dialettale di tutto il settentrione: ciapàr.
Da dove viene allora la voce prendere, dominante nella lingua italiana? La base è sempre latina, ma c'è una sfumatura di tutt'altra sostanza: la forma prehendere (per contrazione divenuta quella che conosciamo oggi) è composta dal prefisso pre- e dalla radice indoeuropea HAD- o HAND-, la stessa che troviamo in "edera" e probabilmente nell'inglese "hand" per "mano". Il significato che si porta dietro è quello di un'azione forte e molto fisica, come l'edera che si abbarbica ovunque, e tale verbo voleva dire prendere, sì, ma con l'uso della violenza: tenere qualcuno in prigionia, ridurlo in nostro potere contro la sua volontà.

……………..

Piangere - Viene dal verbo latino “plangere” che letteralmente significa “percuotere con rumore” nonché battere, urtare, colpire e, addirittura, bastonare.
Piangere significa pertanto esprimere, render rumorosamente manifesto ciò che proviamo per via di qualcosa che ci ha colpito, urtato, percosso.
Portar fuori e render visibile il rumore che abbiamo dentro verrebbe da dire. Nel bene e nel male.

………………

Partire - Dal latino "pars/partis", che significa "parte". Dividere in parti, disgiungere e quindi per estensione separare, allontanare. Partire è dunque nel suo significato etimologico originario fare parti separate di ciò che prima era unito, che era in qualche modo "insieme"

……………….

Maestro - dal latino magister, mag-is, mag-nus – grande. Major- più grande.
Esperto, dotto in una scienza, in un'arte o un mestiere. E all’altro più modesto, di precettore, insegnante.

………………

Mensa -  La tavola approntata per la consumazione del pasto.
Dal latino mensa, ‘focaccia su cui disporre le offerte agli dei’, della stessa radice di metīri, ‘misurare’. Dalla radice indoeuropea *me presente anche nel greco metis, ‘accortezza, prudenza’, nel latino mensis, ‘mese lunare’ (nel senso di misuratore dell’anno), nel sanscrito mânsa, ‘tempo’, gotico mena, ‘luna’, antico alto tedesco mâno, ‘luna’ e persiano maneg, ‘luna’. Appare nel secolo XII.

……………….

Noia - Senso o motivo di malessere interiore, connesso a una prolungata condizione di uniformità e monotonia e talvolta associato a impazienza, irritazione, disgusto; senso di avvilimento psicologico derivante da mancanza d’interessi o da passiva indifferenza nei confronti della vita.
Dal provenzale enoja, derivazione di enojar, latino tardo inodiare, ‘avere in odio’, derivazione di odium, ‘odio’ (ma anche ‘fastidio, molestia’). Appare per la prima volta nel secolo XII.

………………

Bancarotta -  Gli antichi romani che commerciavano in denaro usavano stare dinnanzi ad un banco (da qui l'origine del termine bachiere ) detto mensa argentaria sul quale, appunto, riponevano il denaro necessario per gli affari giornalieri.
Ai commercianti che non erano in grado di far fronte ai propri impegni, veniva rotto il banco in modo da impedire la prosecuzione negli affari...
Da qui il termine bancarotta.



Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...